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Compravano droga a Sacrofano per spacciarla a Cerveteri e Campo di Mare

Compravano la droga dal boss della ‘ndrangheta di Sacrofano: per questo sono stati arrestati dai Carabinieri del comando provinciale romano due ceriti di 51 anni  47 anni: per loro l’accusa è di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio con il primo associato al carcere di Regina Coeli mentre l’altro è stato sottoposto al regime dei domiciliari. Entrambi operavano sulle piazze di Cerveteri e Campo di Mare.

I ceriti sono finiti nell’operazione Enclave, che gli uomini dell’Arma hanno condotto nella Capitale, oltre che nelle province di Reggio Calabria, Venezia e Grosseto. Al vertice del sodalizio criminale c’era un pluripregiudicato calabrese di 45 anni, residente a Sacrofano e attivo soprattutto nell’area nord-ovest di Roma e affiliato alla ‘ndrina Alvaro di Sinopoli (in provincia di Reggio Calabria).

Proprio da Sacrofano dirigeva le sue attività illecite, avvalendosi anche di propri familiari, allargate non solo allo spaccio ma anche all’acquisizione di società per riciclare i proventi della vendita della droga. Tramite un bulgaro residente nella zona della Tiberina gestiva le operazioni di traffico di droga dalla Colombia oltre a minacciare coloro che non erano intenzionati a cedere parte delle quote delle proprie società.

Il boss però non controllava direttamente la piazza etrusca. Stando a quanto risulta ai militari di via in Selci, i due pusher di Cerveteri infatti si rifornivano di stupefacenti, tant’è vero che il gip del tribunale di Roma Alessandro Arturi ha disposto le custodie cautelari perché sul terreno agricolo di uno di loro sono stati rinvenuti 300 kg di marijuana suddivisa in 20 imballi. Non solo: in parte, provvedeva lui stesso alla coltivazione, come hanno accertato i Carabinieri in sede di perquisizione. Di fatto i due erano soci in affari per smerciare “l’erba” sulle piazze di Cerveteri e Campo di Mare mentre era solo uno a tenere i rapporti con il boss per garantirsi i rifornimenti. Un giro vastissimo, nel quale i due uomini di Cerveteri sono finiti proprio in virtù dei rapporti (indiretti) con il boss della ‘ndrangheta.

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