di Orietta Giulianelli
Lo si definisce il mestiere più antico del mondo e nella maggior parte dei casi viene associato alla donna. La figura della prostituta o, come la si voglia chiamare, sex-worker, ragazza-squillo, professionista del sesso esiste in quanto l’uomo attraverso la sua frequentazione soddisfa il senso di potere e dominio nei confronti dell’altro genere, spesso accompagnando una tappa della crescita della sessualità maschile e comunque assolvendo al desiderio di avere rapporti svincolati da qualsiasi impegno o scomodo strascico. Si sostiene da alcuni che per gli uomini coniugati, abbia l’ulteriore funzione specifica di proteggere il matrimonio da comportamenti adulterini.Uno studio del 2006 condotto in Svezia e pubblicato nella rivista Sexologies ha diviso i clienti di prostitute in cinque categorie: “quelli che hanno fantasie relative al rapporto sessuale con una prostituta, caratterizzate da emozioni a tinte forti, condite da un certo disprezzo, in cui la “sporcizia” della prostituta rende l’incontro più emozionante. Altri sono alla ricerca di novità, per fare cose che non potevano o non volevano chiedere alle loro mogli o fidanzate. Una terza motivazione dipinge il sesso come un prodotto di consumo – gli uomini possono entrare, ottenere ciò che vogliono e uscire senza problemi. Altri uomini vedono il sesso con le prostitute come un balsamo contro la solitudine: molti di questi uomini sono anziani, timidi o portatori di handicap e vanno con le prostitute sia per il sesso, sia per poter godere di una compagnia femminile. Infine, ci sono gli uomini che si sentono “trattati da uomo” solo in questo contesto, dove la prostituta fa esattamente quello che le viene richiesto.” E poi ci sono gli uomini che organizzano “viaggi di piacere” dando vita al tristemente noto fenomeno del turismo sessuale. Anche quando non associati a finalità pedofile, i racconti degli uomini che tornati da Cuba, ad esempio, riportano “conquiste” di persone anche molto giovani che si vendono piuttosto di procurarsi un pasto decente o qualche pesos per l’acquisto di un paio di scarpe, fanno rabbrividire.

Si parla poco però del fatto che anche il “gentil sesso” gradisca questo genere di intrattenimento. Donne per lo più non giovanissime, dai 45 ai 65 anni di età circa (o anche di più), partono da sole o in gruppo con spirito trasgressivo per le mete del sesso a pagamento. Le destinazioni più gettonate sono il Kenya, Capoverde, i Caraibi (principalmente Giamaica, Barbados e Repubblica Dominicana) e Cuba. Ma anche Santo Domingo, Maghreb, Tanzania, Gambia e Senegal, le Filippine, la Thailandia. Tra le destinazioni minori Nepal, Marocco, Figi, Ecuador e Costa Rica anche se, secondo l’Organizzazione mondiale del Turismo, la prima destinazione del turismo sessuale femminile è l’Europa meridionale, principalmente i Paesi dell’ex Jugoslavia, Turchia, e Spagna, apprezzati in particolar modo dalle donne russe e dell’Est europeo. E lì ad attenderle un uomo disponibile e giovane, unico oggetto del desiderio con infinite declinazioni linguistiche. Si chiama, ad esempio, kamakia in Grecia, shark in Costa Rica, rent-a-dreads nei Caraibi, kutacowboys a Bali. Oppure Marlboro men in Giordania, bumster in Gambia o jinetero a Cuba. Tutte le signore alla ricerca del “big bamboo “, non hanno molta difficoltà a reperirlo, considerato che già negli aeroporti trovano ad accoglierle giovani che inscenano comportamenti da corteggiatori, invitando le “sugar mamas”, così le chiamano o più esplicitamente “bottiglie bianche da riempire”, a fare una passeggiata o ad una cena romantica tralasciando la circostanza che non dispongono di denaro per offrirla. E così le donne “si commuovono” e, forse convincendo loro stesse, trasformano l’intento originario di fare sesso con una persona che potrebbe essere il proprio nipote, in un’infatuazione romantica. Non a caso gli anglosassoni utilizzano la locuzione “romance tourism” per questo fenomeno, peraltro in costante crescita grazie anche ai voli e pacchetti lowcoast in paesi economici.
Ci sono donne che reclutano in esclusiva l’accompagnatore, trascorrendoci le giornate e le notti e provvedendo alle spese per ogni esigenza (dai vestiti per il gigolò alle cene e nottate in hotel), altre che ne provano più di uno in un solo periodo. Curioso è però il fatto che la maggior parte delle signore che praticano questo tipo di turismo, non definiscano il loro un rapporto mercenario ma, come affermato da Jacqueline Sanchez Taylor e Julia O’Connell Davidson, due sociologhe inglesi che hanno analizzato nello specifico il turismo sessuale femminile in Giamaica, si rifugino nell’idea di aver quasi compiuto un’azione filantropica. Potrebbe anche interpretarsi il fenomeno con una chiave di soddisfazione della necessità femminile di relazione, più che di voglia di sesso libero e senza legami, come per gli uomini. Quelle più franche tra loro si dichiarano “attratte dalla fisicità dei neri”, o di considerare l’uomo di colore un individuo da dominare. Altre arrivano ad interpretare la loro pratica sessuale come normale visto l’appetito dei ragazzi neri che non si preoccuperebbero molto dell’età delle loro partner; altre ancora si convincono genuinamente di essere corteggiate.
In realtà già nel 1998, l’antropologo Klaus de Albuquerque nel suo libro ” In cerca del Big Bamboo “, ha classificato le turiste sessuali in quattro tipologie : le “debuttanti” ; le “situazionali” che pur non essendo partite con questo specifico intento, non disdegnano di fare sesso con i beach boys; le “veterane” che invece partono con lo specifico intento di fare sesso anonimo, ed infine le “reduci”, quelle che hanno stabilito una relazione continuativa con il loro accompagnatore.
In conclusione, sebbene il fatto che queste signore comprino l’illusione di essere ancora desiderabili possa intenerire, è doveroso sottolineare che il turismo sessuale da parte di uomini e donne dei paesi ricchi abbia creato uno schema di potere, sopraffazione e dominio di stampo coloniale e come scrive in un interessante articolo su Le Monde Diplomatique l’antropologo Franck Michel:
“…quando vedo un uomo che paga per fare sesso, provo fastidio, quando vedo una donna che fa lo stesso provo pena…ma so che sono esattamente la stessa cosa “.

Lascia un commento