di Ugo Russo
Nel calcio di casa nostra c’è sempre più penuria di giovani talenti, soprattutto se rapportati ai tanti, troppi pur scadenti giocatori stranieri che vengono mandati in campo nelle squadre professionistiche italiane. Ciò comporta seri problemi anche per il selezionatore della nazionale azzurra che ha notevoli limitazioni quando deve allestire una compagine competitiva da mettere in campo quando si affrontano le nazioni più titolate di questo sport e non solo; per cui quando c’è un sicuro giocatore in giro dalla bravura non comune la voce fa presto a passare di bocca in bocca come nel caso di Vincenzo Di Gianni, le cui gesta pedatorie sono già conosciute a quasi metà degli addetti ai lavori della nostra penisola. Per l’età e per il ruolo che occupa. Calciatore da quest’anno della prima squadra del Gubbio, serie C, Vincenzo ha 17 anni ma da molte stagioni, ormai, segna a raffica, occupando il ruolo di punta. Ha il gol nel sangue. Era l’estate del 2012 quando andavo a vedere qualche volta gli allenamenti che si svolgevano sul terreno di gioco del San Gordiano, tra Santa Marinella e Civitavecchia. Era il periodo in cui si trattava la cessione dei locali al progetto Juventus Academy e alla società di cui era presidente Stefano Ambrosi, ex portiere della Ternana. E al termine si lasciavano scorrazzare anche i piccoli che andavano lì con i genitori perché avevano voglia di divertirsi anche loro. Un giorno un bambino con i capelli rossi (all’epoca aveva 6 anni), in una partitella organizzata in fretta, suscitò l’ammirazione dei presenti per come rincorreva palloni che sembravano impossibili da tenere in campo, e mostrava una convinzione assoluta di prendere il pallone, portarlo, come si dice, in zona-tiro e proiettarlo con inattesa forza verso la porta avversaria. Lì conobbi Vincenzo Di Gianni e qualche tempo dopo il padre Giustino. Quest’ultimo, sapendo di cosa facevo come professione e del nome che ero riuscito a farmi cominciò a chiedermi dei suggerimenti, soprattutto come doveva comportarsi nella vita (ricordo il “non devi assolutamente lasciare la scuola –ed infatti ora che è a Gubbio continua ad andarci-. che ti sarà sempre utile nella vita, così come la famiglia deve venire prima di tutto e devi ascoltare i consigli che escono dalle mura di casa”) e anche nel mondo del pallone. In più qualche consiglio tecnico, e sono fiero di definirlo un mio figlioccio, ma il resto è tutta farina del suo sacco, ed è un bel sacco, e del padre che lo ha sempre sostenuto e seguito per farne un ragazzo “con la testa sulle spalle”. Un pomeriggio li incontrai, padre e figlio, nel bar più conosciuto della zona; ci sedemmo al tavolino e Giustino mi disse: “Mio figlio ti vuole chiedere una cosa” e Vincenzo, che era allora tifosissimo della Juventus: “Si potrebbe avere la maglietta di Del Piero, è il mio idolo”, quasi incredulo che la cosa si potesse mai materializzare. Quegli occhi desiderosi di avere cotanto regalo mi fecero adoperare al massimo e di più. Dopo una ventina di giorni convocai (per usare un termine calcistico) i due allo stesso bar. Avevo in mano una busta e la aprii: c’era dentro la maglia di Alessandro Del Piero, autografata. La gioia di Vincenzo fu ovviamente enorme! Successivamente ha avuto pure quella di Carlitos Tevez, ma il papà mi ha detto, di recente, che ora tifa per la Roma. Potenza, evidentemente, dei compagni che ha frequentato e con cui ha giocato negli anni successivi. Diventato un ragazzone alto e robusto è passato nelle categorie giovanili dell’Accademia Calcio Roma che ha portato a lusinghieri risultati a suon di reti, ma, prodigandosi per la squadra, ha effettuato anche molti assist vincenti. Spesso ha bucato le reti avversarie con doppiette e triplette meritandosi la convocazione nella Rappresentativa di categoria. Il Gubbio ha creduto in lui; dopo un primo anno in cui, nella Primavera, è stato costretto a un lungo stop per infortunio, da questa stagione è stato promosso in prima squadra. A lato la “figurina” con il Gubbio 2023/24 (dal sito ufficiale).

Ottimo apporto nelle amichevoli in cui ha pure segnato gol di pregevole fattura, in campionato parte dalla panchina; l’esperto tecnico Piero Braglia, che stravede per lui, ne centellina giustamente l’impiego ma sa che ogni volta che deve contare su Di Gianni riceve quanto richiesto: un mix di impegno, determinazione e volontà a migliorarsi sempre. La speranza è che possa continuare con progressi sempre continui, le doti le ha, deve conservarle e semmai andare progressivamente meglio. E con lui altri in giro per il nostro Paese. Crescete e moltiplicatevi virgulti con le stesse caratteristiche e la voglia di fare di Vincenzo: il calcio italiano ha bisogno di voi. E quando sarete tanti altro che continuare le società nostrane a puntare sugli stranieri: avranno già i talenti belli e pronti in casa e non potranno più girarsi dall’altra parte.

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