Come sapete, amici lettori, Ortica Social non si nasconde mai dietro articoli di convenienza o densi di ipocrisia.
Scriviamo sempre ciò che pensiamo, rimanendo aperti al dialogo ed al confronto. E, senza mezzi termini, davanti alla decisione dei Presidenti di Sezione dell’Associazione Italiana Arbitri di non designare alcun direttore di gara per gli incontri programmati domenica 8 dicembre come forma di protesta per i ripetuti atti di violenza, ci sentiamo di non condividere questa forma di protesta. Non è fermando per un turno i campionati dilettanti che si risolve il grave fenomeno delle aggressioni agli arbitri, un problema radicato da tempo soprattutto nelle categorie più basse dei vari tornei. Gli arbitri in Prima, Seconda e Terza Categoria sono mandati al massacro, soli, senza guardalinee, spesso su campetti periferici e decentrati dove può accadere di tutto. In Eccellenza e Promozione, dove sovente ci sono anche telecamere accese, il fenomeno si è drasticamente ridimensionato, molti giocatori e dirigenti non vogliono rovinarsi con atteggiamenti spropositati e da condannare. Se si vuole combattere la violenza occorre avviare una seria campagna di sensibilizzazione, di incontri con le società sportive ed i calciatori, di confronti aperti e sinceri. E’ vero che l’idiota violento ci sarà sempre ma isolare questi comportamenti è l’unica strada per reprimere episodi dei quali ogni campionato si parlerà sempre con giovani direttori di gara aggrediti da energumeni fuori controllo. Non è scioperando che si ottengono risultati, si penalizzano soltanto i club con lo slittamento dei calendari, dopo pochi giorni nessuno si ricorderà di questa forma di protesta, sacrosanta nei contenuti ma sbagliata nella forma. Sono decenni che si chiede di dare libertà di parola agli arbitri, di permettere a fine gara ai giornalisti di porre domande, ma si è sempre alzato un muro di silenzio. Siamo nel 2024, a livello professionistico la tecnologia ha risolto buona parte dei problemi, le polemiche sono sempre più rare. A livello dilettantistico solo il dialogo può aprire un serio dibattito, anche con l’ammissione di errori da parte di chi dirige le partite. Un arbitro può sbagliare, così come un calciatore. Ma occorre parlare, spiegare e stemperare gli animi. La soluzione migliore sarebbe avere le forze dell’ordine ad ogni match ma sappiamo che è solo un sogno. Suggeriamo alla dirigenza della classe arbitrale di organizzare incontri nelle Scuole Calcio, parlare ai giovanissimi, iniziare a creare la cultura del rispetto nello sport. Sono i ragazzi il futuro del calcio dilettanti, purtroppo il 40enne esagitato lo troveremo sempre a giocare in Terza Categoria.

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