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Non dimentichiamoci dell’immenso Umberto Eco

Aver seguito, con la massima attenzione, le lectio magistralis del Professor  Umberto Eco è stato per me un continuo grande bagno di Cultura e nello stesso tempo una immersione totale nell’umiltà. Parlare di Umberto Eco, e non dire, nell’incipit,  che si è trattato di un semplicemente Straordinario, Eccezionale e Inimitabile SemiologoFilosofo, Scrittore, Traduttore, Bibliofilo e Medievalista sarebbe come una sorta di larvato “affronto” all’Eccezionale Uomo che, più che fortunatamente, ebbi la sorta di ascoltare “pendendo letteralmente dalle sue labbra”. Vale la pena di narrare come avvenne questo grande arricchimento culturale: Personalmente frequentavo l’Università di Urbino, dove mi sono laureato in Sociologia con il massimo dei voti, ciò avveniva, ovviamente d’estate in quanto l’inverno già lavoravo con il mio Immenso Amico che si chiamava Sergio Leone, Urbino aveva uno splendido  bravissimo Magnifico Rettore che rispondeva al nome di Carlo Bo. L’università di Urbino aveva un “canale preferenziale” con l’Università di Bologna all’epoca retta da un altro  bravissimo Magnifico Rettore che rispondeva al nome di Roversi Monaco. Carlo Bo aveva addirittura delegato ai rapporti con Bologna il Professore Brunello Palma  (con il quale detti anche un esame prendendo  un 30 e lode). All’ Università di Bologna insegnava e teneva le sue bellissime lezioni il Professor  Umberto Eco ed io, come mi era possibile, Lo andavo a sentire più che volentieri (anche mezz’ora prima per essere sicuro di un posto nelle prime file) considerando che le Sue lectio magistralis  erano, per me, letteralmente “musica” meravigliosa per il mio intelletto. Il Professor Eco rispondendo una volta anche ad una mia precisa domanda, e gliene facevo molte, sull’enorme successo mondiale suscitato dal suo “Il nome della rosa” (otre 50 milioni di copie vendute in tutte le lingue – ndr) mi disse, e la Sua risposta mi lasciò di “stucco”, che Lui preferiva “Baudolino”. Quando “approdò”, nel Suo coltissimo “girovagare” mondiale, alla Beinecke Library dell’Università di Yale che è una importantissima libreria universitaria fra le  più grandi al mondo ed è interamente dedicata ai libri ed ai manoscritti rari, fra quel bengodi straordinario di testi molti dei quali introvabili altrove, l’unico che l’Uomo volle esaminare, nella sua copia originale ivi tenuta, fu il “Codice Voynich” Il libro più misterioso del mondo che nessuno è mai riuscito a tradurre. Immenso Professor Eco quanto mi sei mancato e, a tutt’oggi, quanto mi manchi e, con tutto il rispetto degli altri Professori di grande Cultura ( e ne ho sentiti e conosciuti veramente tanti nella mia vita non solo universitaria) sei e rimarrai, almeno per me, sempre, e senza discussione, il numero Uno di una schiera di Grandi Persone che ho conosciuto e frequentato e di cui non ho perduto neppure una parola. 

                                                               Arnaldo Gioacchini

 

 

 

 

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