A volte, ma non sempre, i luoghi di culto ci dicono molto sulla storia del luogo ove sorgono e del loro comprensorio, in questo caso la chiesa della Madonna di Ceri ci racconta soprattutto con i suoi, molto belli, affreschi quando la sua comunità, che era di origine etrusca poi divenuta romana, si convertì alla religione cristiana e già questa chiesa (detta anche Santa Maria Immacolata in Ceri) era, dalla sua origine, dedicata alla Madonna.

Gli ottimi affreschi della suddetta Madonna ci dicono molto sulla storia di Ceri. Fra l’altro, affreschi a parte, Ceri è un luogo, etruschi a parte, pieno di storia. La storiografia disponibile ci dice comunque che il borgo, come si fa ammirare oggi, risale esattamente al 1236 (ma c’era stato già un precedente insediamento del VII secolo – ndr) quando gli ormai sparuti e spauriti abitanti di Caere ( come chiamavano Cerveteri gli antico romani) si rifugiarono qui dandogli il nome di Caere Novum (Cerveteri Nuova) tramutato successivamente in Ceri. Cesare Borgia, detto il Valentino, (figlio e generale del molto chiacchierato papa Alessandro VI Borgia che non sopportava l’idea che in prossimità di Roma vi fosse una località autonoma che non gli apparteneva), con il supporto tecnico del mitico Leonardo da Vinci come architecto et ingegnero militare (de vulgari eloquentia -ndr) assediò, per 36 giorni, Ceri difesa da Renzo da Ceri (figlio di Giovanni Orsini signore di Ceri) cannoneggiandola intensivamente e conquistandola. Cesare Borgia, al contrario di altri casi, non uccise Renzo da Ceri protetto dalle gerarchie francesi di vertice. Tornando all’ambito religioso ben due storiche “leggende” sono legate alla figura di Felice arcidiacono della Chiesa Romana divenuto papa come Felice II (un antipapa) per nomina dell’imperatore Costanzo II il quale aveva esiliato in Tracia papa Liberio. Felice II fu decapitato proprio a Ceri il 22 novembre del 365 d.C. e di Ceri è divenuto, successivamente, il Patrono con tanto di celebrazione effettuata il 29 luglio di ogni anno. I resti mortali di papa Felice II si trovano ora nella chiesa della Madonna di Ceri dopo che inizialmente furono inumati in una tomba etrusca nel luogo stesso ove era stato decollato (luogo dove poi sorse la chiesa di San Felice che attualmente è totalmente degradata). Andando alle due leggende, legate molto ma solo ad una ricorrente vox populi la prima riguarda “il miracolo dei buoi” i quali, si dice, si rifiutarono di recare a Roma le spoglie di San Felice. La seconda ha connotazioni ancora più sovrannaturali: Regnante papa Gregorio XIII le autorità ecclesiastiche cogitarono sul fatto se Felice II poteva o meno annoverarsi a buon diritto fra i papi e credendo che un aiuto “divino” al dibattito potesse venire dall’esame delle spoglie del sant’uomo fecero aprire il sarcofago e con grandissimo stupore sul corpo di Felice trovarono inscritte le parole Papa e Martire. Ma queste sono altre storie, legate strettamente a Ceri, che meritano ben altri approfondimenti che magari faremo. Tornando ai veramente ai belli affreschi della chiesa della Madonna di Ceri essi ci narrano, ovviamente dipinti sui muri, di cose legate al sacro ed al profano che ci portano, con molta riflessione, anche molto lontano nel tempo, cosa questa che, specialmente con l’epoca che viviamo tutti, almeno ad alcuni di noi, non è certo trascurabile.
Arnaldo Gioacchini

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