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Addio ad un calciatore gentiluomo. La morte di Romano Fogli

(Fogli, a sinistra, con Russo e Bubacco, una decina di anni fa)

di Ugo Russo   

Il calcio di una volta, quello che in più occasioni abbiamo definito quello vero, se ne sta completamente andando. E lo fa non solo dal punto di vista del gioco e dello spettacolo che offriva e che oggi non si vedono più, ma portandosi via, di volta in volta, maledetto l’incedere del tempo, quelli che sono stati i nostri beniamini degli anni che furono e quelli, come nel mio caso, che ho avuto l’enorme piacere prima di ammirare, poi di conoscere e addirittura di raccontare nelle mie radio-telecronache. Come Romano Fogli, morto oggi a 83 anni. Centrocampista dall’innegabile classe innata, non era il regista delle squadre in cui ha giocato ma, ad esempio, costituiva nel Bologna sculettato di Bernardini (1964) una coppia fenomenale con quel regista di ruolo che era Giacomino Bulgarelli. Non segnava tanto Romano, ma era un re negli assist. Fu suo, comunque, il gol di apertura nello spareggio con l’Inter che permise ai felsinei di guadagnarsi il triangolino tricolore. Nel suo palmares (ha giocato anche nel Torino, in cui ha esordito tra i professionisti, nel Milan e nel Catania dove ha smesso di giocare nel 1974 per poi iniziare la carriera da allenatore), anche una Coppa dei Campioni ed una Coppa Intercontinentale con i rossoneri. Anche 13 presenze in nazionale per lui, con la macchia non solo sua ma dell’intera squadra italiana a Middlesborough 1966 (0-1 contro la Corea del Nord che ci estromise dal mondiale).

Fuori dal campo, Fogli amava la vita, sempre pronto al sorriso, alla battuta che irradiava allegria al gruppo che lo frequentava, e, amando il calcio visceralmente, gli piaceva intervenire spesso, fino agli ultimi anni, a incontri con ex giocatori o tifosi che non perdevano occasione di volerlo a tutti i costi e premiarlo, ricordando la sua grande carriera. Lui sempre con modi da gran signore, come quei passettini felpati che ne contraddistinguevano la presenza in campo. Tra gli aneddoti che mi hanno legato a lui vorrei ricordare quello di nove anni fa a Bologna, quando, nella sede regionale del Coni, presentai uno dei miei  libri, “Un microfono a due facce”. Tra i campioni di un tempo c’era pure Giovanni Bubacco, storico portiere, “estremo difensore” come si diceva una volta del Venezia. Fogli mi fu molto grato di avergli portato un giocatore con cui aveva diviso i suoi stessi anni su un terreno di gioco e non solo durante la presentazione ma anche prima e dopo si misero a parlare di calcio e snocciolarono molti aneddoti del tempo passato. Non volevano finire più. Romano Fogli ricordò, tra l’altro, le due partite del Milan contro l’Estudiantes de La Plata, che lui giocò entrambe da titolare, che diedero al Milan la Coppa Intercontinentale. In particolare ricordò, lui amante assoluto della non violenza, l’aggressione vigliacca a fine gara di Marcos Conigliaro al rossonero Nestor Combin che uscì dal campo con uno zigomo fratturato e in una maschera di sangue. Da menzionare proprio perché all’epoca simili episodi erano molto rari.

E ora non ci sei più, caro campione, a poter raccontare il tuo e fortunatamente nostro mondo del pallone. Sei volato in cielo ma ora ritroverai, Bulgarelli in testa, i tuoi compagni di un tempo che ci hanno lasciato ancor prima di te. Hai voglia a rigiocare partite dietro le nuvole e che grande spettacolo si preannuncia. Romano, un abbraccio grande come ti piaceva dare agli amici. Che la terra ti sia lieve.

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