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Al Ministero della Salute la “Maratona dell’Udito – World Hearingday”

di Pietro Zocconali, Presidente Ass.ne Naz.le Sociologi, giornalista

Il 2 marzo,  in occasione del convegno “Maratona dell’udito – World Hearingday”, presso il Ministero della Salute, invitato ai lavori, sono stato intervistato in diretta streeming ed ho espresso il mio pensiero con alcuni concetti che riassumo. Noi sociologi, come sapete ci occupiamo di tutto ciò che riguarda la società con le varie sfaccettature; studiamo i vari fenomeni indagando su cause ed effetti, e i rapporti del singolo essere umano con il suo gruppo sociale; studiamo in definitiva i rapporti sociali e le loro problematiche.

Pietro Zocconali con Luciano Onder

Nella mia ormai lunga esperienza come sociologo, già da una decina di anni sto partecipando ad un convegno di fine anno scolastico, organizzato da un’associazione, con sede a Lecce, che insegna il linguaggio LIS, sia a chi è affetto da quei disturbi, sia ad insegnanti che vogliono specializzarsi nella lingua dei segni, per potersi meglio relazionare con gli studenti che soffrono di quella patologia.

Un’altra occasione per studiare i problemi della sordità, mi è stata data diversi anni fa, quando ho partecipato ad un convegno sull’inquinamento ambientale, con una relazione sull’inquinamento da rumore.

Tralasciando ora i rumori molesti, tipo quelli causati dal forte traffico, da certe moto o quelli causati dagli aerei quando ci sorvolano a bassa quota, voglio parlare di musica, di armonie musicali e delle corrette abitudini di ascolto; in effetti, specialmente nelle discoteche, siamo abituati ad ascoltare la musica ad altissimo volume. Il problema, purtroppo, è sottovalutato ed è molto difficile instaurare nuove abitudini. Tra Covid, guerre, incidenti stradali e tante altre belle cause che ultimamente riempiono i nostri ospedali ed occupano tanto spazio nei telegiornali, non c’è stato mai un  vero allarme sociosanitario legato ai danni all’apparato uditivo, che possono causare disfunzioni o lesioni, comportando una riduzione più o meno grave del buon funzionamento dello stesso, e che, come estrema conseguenza, possono portare alla sordità.

Il sottotitolo della mia relazione di cui vi parlavo sull’inquinamento da rumore era ripreso dal un quotidiano, ed era il seguente: “U2 Viaggio oltre il Rock. Gran successo, la band irlandese batte anche i decibel. L’articolo parlava della “valanga di proteste degli abitanti della zona per il rumore”.

Data l’abitudine delle discoteche di tenere il volume della musica altissimo, “a palla”, come si dice a Roma, non si capisce perché a nessuno venga in mente di recarsi in discoteca con protezioni acustiche; forse perché c’è sempre tanta reticenza ad accogliere nuove abitudini, o per far vedere agli amici che si è giovani e di non aver problemi al riguardo, con la conseguenza che si torna a casa un po’ storditi, ci si mette a dormire con le orecchie ronzanti, evidentemente disturbate da quel superlavoro che, a lungo andare potrebbe causare veri problemi all’apparato uditivo.

Forse bisognerà agire, da parte governativa, come con le cinture di sicurezza in auto: rendere le protezioni, per chi si sottopone alle conseguenze nefaste del forte rumore, obbligatorie con tanto di sanzione. Comportarsi insomma come si usa fare nei cantieri, con l’obbligo agli operai di indossare le cuffie protettive quando si eseguono lavori con forte impatto sonoro, come ad esempio l’uso del martello pneumatico.

Volevo esprimere un ultimo concetto che riguarda il sociale; la differenza che c’è tra chi è debole di udito e chi soffre di altre patologie: chi ci vede poco o niente si presenta in pubblico con gli occhiali o con il bastone, magari con il cane; chi ha problemi di deambulazione si nota immediatamente; i deboli di udito invece riescono a nascondere la loro menomazione e passano per normodotati. Il problema è che non lo sono. Mi si passi la similitudine: per loro è come vivere in un paese straniero del quale conoscono poco la lingua; non potendo capire bene cosa si dice in giro o chi rivolge loro la parola, rimangono in un certo senso ai margini della società: tagliati fuori dalla vita in comune.

Spero, infine, dato l’argomento trattato, di aver parlato con voce stentorea e di essermi fatto capire da tutti voi, ringraziandovi vivamente per avermi ascoltato, e mi raccomando: cerchiamo di non essere sordi all’intenso grido di dolore proveniente dall’Ucraina.

 

 

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