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Allarme dell’Unicef, 1,2 miliardi di bambini colpiti dalla chiusura delle scuole

Una recente indagine ISTAT ha messo in luce come il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa, la quota raggiunge quasi un quinto nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente.

Inoltre, oltre un quarto delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo, la quota sale al 41,9% tra i minori.

“Si sta chiudendo l’anno scolastico in Italia, un anno segnato dall’emergenza COVID-19: che ha messo in luce una serie di disparità e diseguaglianze a livello nazionale per i bambini e le loro famiglie nell’accesso a internet e conseguentemente alla didattica online. Nonostante gli sforzi messi in campo dalle Istituzioni per garantire la didattica a distanza, questo tipo di modalità di apprendimento rischia di lasciare indietro i bambini e gli adolescenti più vulnerabili”, ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.

“In previsione della riapertura delle scuole a settembre prossimo, è necessaria una risposta coordinata per garantire a tutti i bambini – in particolare a quelli con disabilità o in condizione di grave disagio familiare – di continuare il percorso di studi. E’ importante mettere a punto entro l’estate un piano che preveda il rientro in sicurezza dei bambini nelle aule scolastiche, garantendo omogeneità sul territorio nazionale, senza gravare troppo sui singoli Istituti scolastici”, ha concluso Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.  L’UNICEF ricorda che le disuguaglianze intrinseche nell’accesso agli strumenti e alla tecnologia minacciano di ampliare la crisi globale dell’apprendimento: circa 1,2 miliardi di bambini in età scolare sono colpiti dalla chiusura delle scuole a causa della pandemia di COVID-19 e devono confrontarsi con la realtà dell’apprendimento da remoto.

“L’accesso alle tecnologie e ai materiali necessari per continuare ad apprendere mentre le scuole sono chiuse è ampiamente diseguale. Allo stesso modo, i bambini con un sostegno limitato all’apprendimento a casa non hanno quasi nessun mezzo per sostenere la loro istruzione. Fornire una serie di strumenti di apprendimento e accelerare l’accesso a internet per ogni scuola e per ogni bambino è fondamentale”, ha dichiarato il responsabile UNICEF per l’Istruzione Robert Jenkins. “La crisi dell’apprendimento esisteva già prima che il COVID-19 colpisse. Adesso ci troviamo di fronte a una crisi dell’istruzione ancora più grave e profonda”.

Ultimi dati sull’accesso all’apprendimento da remoto:

Internet

  • In 71 paesi del mondo, meno della metà della popolazione ha accesso ad internet. Nonostante questa disparità, il 73% dei governi su 127 paesi presi in esame utilizza piattaforme online per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse.Nei paesi della regione dell’America Latina e dei Caraibi il 90% delle risposte del governo in materia di apprendimento continuo comprendono piattaforme online.
  • Nella maggior parte dei paesi dell’Africa meno di un quarto della popolazione ha accesso ad internet[1].
  • I dati dell’UNICEF su 14 paesi hanno rilevato che i bambini in età scolare con accesso a internet a casa hanno capacità di lettura di base più alte rispetto ai bambini che non hanno accesso ad internet.

Televisione

  • Nonostante disparità di possesso, la televisione è il principale canale utilizzato dai governi per consentire l’istruzione a casa, con 3 governi su 4 su 127 paesi analizzati che utilizzano la televisione come risorsa per l’istruzione dei bambini. Più del 90% dei paesi in Europa e Asia Centrale utilizza la televisione come strumento per l’istruzione da remoto, nei paesi dell’Asia del Sud il 100%. In America Latina e nei Caraibi, il 77% dei paesi stanno utilizzando canali Tv nazionali per programmi di istruzione.
  • In 40 degli 88 paesi con dati, i bambini che vivono in aree urbane hanno almeno il doppio delle probabilità di avere una TV rispetto ai bambini in aree rurali. Le più ampie disparità si riscontrano in Africa Sub Sahariana[2]. Nel Ciad rurale, solo 1 famiglia su 100 ha una televisione, rispetto a 1 su 3 nelle aree urbane. Nella Guinea e Mauritania rurali, l’8% e il 7% delle famiglie ha una televisione, rispetto al 76% delle famiglie in aree urbane in entrambi i paesi[3]

Radio

  • La radio è la terza piattaforma più utilizzata dai governi per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse, con il 60% dei 127 paesi analizzati che la utilizzano[4]. Possedere una radio varia ampiamente nei diversi paesi. Solo 1 famiglia su 5 in Asia del Sud ha una radio, rispetto a 3 su 4 in America Latina e nei Caraibi[5].

SMS/Telefono Cellulare/Social Media

  • Oltre la metà dei paesi utilizzano SMS, telefoni cellulari o social media come sistema alternativo per l’istruzione con il 74% dei paesi analizzati in Europa e Asia Centrale che utilizzano questo metodo[6]. Circa la metà dei 127 paesi analizzati offre risorse stampate per studiare a casa; solo l’11% offre lezioni a domicilio[7].

Elettricità

Ci sono ampie diseguaglianze tra le famiglie più ricche e più povere. Quasi tutte le tecnologie utilizzate per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse richiedono elettricità. Dei 28 paesi con dati disponibili,solo il 65% delle famiglie del 20% più poveri ha elettricità. Sette Paesi che comprendono Costa D’Avorio,Lesotho,Kiribati,Sudan Gambia,Guinea Bissau, e Mauritiania meno del 10% delle famiglie più povere ha l’elettricità.

 

 

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