Russo, ma non dormo Sport Ultim'ora

Calcio, lo spettacolo del piffero

di Ugo Russo 
Pseudo giornalisti? Non continuate a voler prendere per i fondelli la gente, pur di vendere qualche abbonamento in più o per “onorare” il vostro impegno con alcune squadre di parlarne bene anche quando fanno venir su tutto quello che uno ha mangiato qualche ora prima: il calcio mondiale, a livello planetario, esprimendo rari talenti e solo poche formazioni che praticano un football godibile, vive un momento di grande crisi ed il massimo campionato italiano a maggior ragione, investendo su questo sport un’infinità di miliardi.

Delle partite cui assistiamo ormai tutta la settimana e forse questo ha portato a nausea l’italica pedata (diverso sarebbe stato se la gente si fosse realmente divertita) se ne possono salvare quattro o cinque su cento, però per gli attuali virgulti del microfono é sempre un grande spettacolo, la finale dell’ultimo Mondiale per Nazioni é stata la più bella di sempre (ma le hanno viste le altre?) e compagnia cantando. Siamo arrivati al punto che il medico che cura le malattie dell’insonnia, di fronte all’inefficacia delle cure proposte ai suoi pazienti, consiglia loro di assistere ad una partita di calcio; dopo dieci minuti la panacea avrà sortito uno straordinario effetto. Al depauperamento dello spettacolo hanno contribuito molto, come abbiamo scritto nello scorso passo della rubrica, anche le nuove tecnologie che hanno, per altro, invelenito l’ambiente. Si dirà: come, Russo scrive tutto questo quando la nazionale italiana é arrivata a dieci (e probabilmente undici) vittorie consecutive battendo il record dell’Italia di Pozzo? E che qualcuno ha pure detto che é la nostra formazione più grande di sempre? Fermo restando che Roberto Mancini é un ottimo allenatore e senz’altro il migliore che potevano scegliere, non bestemmiamo, per favore. Il calcio che  si poteva permettere di far raccontare di grandissime squadre, perché zeppe di campioni con la C maiuscola, si é fermato a trenta anni fa. Come si fa a paragonare questa Italia a quella allenata da Vittorio Pozzo e dire che le é addirittura superiore? All’epoca giocavano soltanto gli undici più forti e, a parte quando c’erano i Mondiali, si scendeva in campo molto meno. In più quella nazionale aveva vinto un mondiali e una olimpiade e si apprestava a conquistare un altro trionfo iridato. Non ricordiamo i nomi perché ognuno farebbe diventare rosso l’omologo attuale. E poi, riportandomi ai pensieri iniziali oggi c’é un grande scadimento del calcio nell’intero pianeta e, tra l’altro, la formazione di volta in volta messa in campo da Mancini ha incontrato pizza e fichi. Provare per credere: Stati Uniti, due volte la Finlandia, il Liechtenstein, la Grecia, la Bosnia Erzegovina e, per ora una volta ma speriamo che stasera possano diventare due, l’ Armenia. Certo,  formazioni di assoluto secondo piano, però é innegabile che almeno dal punto di vista della nazionale maggiore un certo interesse ha ricominciato a riportarlo. Non dimentichiamoci, però, che troppo fresca é ancora l’onta della mancata qualificazione al mondiale di Russia. Approfittando, comunque, della mediocrità generale, un successo ad Euro 2020 riporterebbe grande entusiasmo. Che il pallone di oggi non merita: ridateci il calcio di una volta che giustificava sempre ilo prezzo del biglietto; eliminate i procuratori, riscoprite il calcio che si basava sulla tecnica e le cui giocate appagavano spessissimo gli occhi. La nazionale ed i suoi risultati hanno in parte attenuato il disgusto di assistere a partite di serie A. Partite di cui in questa lunga pausa pochi hanno sentito veramente la mancanza.

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