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Dalla scuola Melone di Ladispoli una riflessione sul bullismo

Riceviamo e pubblichiamo dalla scuola Melone di Ladispoli.Qualche giorno fa, io e la mia classe, abbiamo assistito ad una conferenza su bullismo e cyberbullismo. Dire quanto sia stata interessante è poco perché secondo me è stata molto più che interessante, la definirei una lezione di vita. Ci hanno spiegato e consigliato moltissime cose. Ad esempio che, per prevenire il cyberbullismo, bisogna moderare il linguaggio e i termini che usiamo e vengono usati nei social, perché questo tipo di violenza (anche chiamata violenza online) nasce a causa di messaggi diffamatori, insulti, foto private, minacce e tutto ciò che riguarda la nostra privacy, proprio perchè il bullo farà di tutto per rovinarci la vita. Oltre al cyberbullismo, c’è anche il bullismo vero e proprio, l’unica differenza è che mentre il cyberbullismo è in forma anonima ed è più che altro violenza psicologica, nel bullismo invece, oltre alla violenza psicologica, può esserci anche quella fisica. Entrambe le forme sono sempre come una lama sottile e tagliente, capace di raggiungere la tua anima, il tuo “io” più profondo, mirano ad annullarti e farti sentire una persona diversa, quasi come se fossi l’errore della società ed è ciò che, se colpisce una persona fragile, sensibile, priva di personalità, porta a compiere gesti estremi. Tutto questo è successo ad Amanda Todd. Lei era una ragazza bellissima che per colpa di una stupida webcam tra amici e sconosciuti (poiché volevano conoscere gente nuova, socializzare) si è tolta la vita. Ma vi racconto cos’è successo. Si era creato un legame un po’ più forte tra lei e un ragazzo olandese che parlando le fece una proposta poco bella, mostrargli il seno. Lei purtroppo lo fece e quella foto finì in rete. La mattina di Natale bussò qualcuno alla porta della ragazza, era la polizia che l’avvertiva della brutta situazione, ma dissero che presto avrebbero preso provvedimenti e l’avrebbero tolta. Questo non accadde e tutti i suoi amici si allontanarono da lei, cominciò ad essere bullizzata da tutti e ogni volta che si trasferiva in un posto diverso e si faceva nuovi amici, quella foto tornava. Questo portò Amanda a rifugiarsi nell’alcool e nelle sostanze stupefacenti. Un giorno venne picchiata e insultata fuori dalla sua scuola da un gruppo di ragazzi e ragazze mentre altri filmavano l’accaduto ed incitavano il gruppo. Quando arrivò il padre a prenderla la trovò per terra oramai in fin di vita; arrivarono a casa e lei tentò il suicidio bevendo la candeggina. Fu portata in ospedale e riuscirono a salvarle la vita, anche se la sua anima era già morta. Tutti i ragazzi, spietati, senza cuore, senza anima, pieni d’odio, cominciarono a istigarla alla morte, dicendole di provare nuove candeggine. Ci sono riusciti e prima di compiere il gesto estremo, la ragazza, denunciò i fatti subiti con la registrazione di un video. Amanda morì nel 2012 a soli 15 anni. A causa della subdola richiesta di uno sconosciuto. Tornando al titolo di questa mia riflessione, secondo me il bullismo è la malattia dei deboli, perché il bullo spesso è una persona con problemi, per esempio genitori separati, problemi economici o magari subisce a sua volta il bullismo. Io, all’età di 6/7 anni, ho subito bullismo da un ragazzo di 4 anni più grande di me, con una famiglia fantastica! Per fortuna è durato poco perché ne ho parlato con la mia famiglia e con la sua. È stato un periodo infernale. Il destino ha voluto che ci incontrassimo nuovamente, adesso pratichiamo pallavolo insieme e ho ottenuto la mia piccola rivincita: a distanza di tanti anni mi ha chiesto scusa tantissime volte, ribadendo che in sé aveva tantissima rabbia perché lui veniva bullizzato da un suo compagno di classe, spesso preso a botte, tornava a casa pieno di lividi ed io ero la sua valvola di sfogo. Io comunque ne ho parlato ancora con la mia famiglia, ancora un po’ diffidente, ma sento di potermi fidare perché quando mi chiedeva perdono lo vedevo sincero e quindi ho deciso di perdonarlo.  Adesso parliamo sempre e siamo molto amici e quella che lo “prende in giro” sono io! Sono rimasta sorpresa e felice quando mi ha detto che qualora dovessi trovarmi in difficoltà è pronto a difendermi e aiutarmi.  Concludo dicendo che, se si subisce bullismo, non bisogna mai mostrare che si è feriti, ma reagire, reagire rispondendo e, cosa fondamentale, parlare. Parlare.  In primis con la propria famiglia e denunciare.  Voglio ricordare che un amico, un VERO AMICO, ti accetta così come sei, ti vuole bene così come sei senza chiedere o avere nulla in cambio.

                                                         Serena Lucia Mazzilli 3E

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