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E’ allarme ludopatia con l’apertura di nuove sale da gioco

di Pietro Zocconali, Presidente Associaz.Naz.le Sociologi, giornalista

Presso il Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassirya, in p.zza Madama, Roma, il 15 aprile u.s., ho apprezzato molto l’iniziativa del Senatore Luigi Nave e l’ho ringraziato per avermi invitato a relazionare. In effetti sono anni che tratto l’argomento “gioco d’azzardo e ludopatia” e mi ha fatto piacere presentare la mia opinione al riguardo, che riporto di seguito.Recita la pubblicità: “Non c’è nulla di più facile che giocare al Lotto: basta entrare in una ricevitoria autorizzata e puntare su uno o più numeri compresi tra l’1 e il 90, indicando la ruota sulla quale si desidera giocare”. E i nostri nonni lo hanno fatto per molti anni poiché l’attuale gioco del Lotto, al quale, nel tempo si sono aggiunte diverse varianti, è nato insieme all’Unità d’Italia, proveniente dai vari stati esistenti sul territorio della penisola prima del Regno d’Italia. Lo Stato dice: oltre alle tasse, cari cittadini, vi chiedo un altro contributo in danaro, dandovi la speranza di potervi arricchire. Per quanto riguarda il business del Lotto, ci possiamo in parte consolare poiché una legge del 1948 recita: “Una quota degli incassi del gioco è destinata per legge al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per finanziare diverse opere di recupero e di conservazione del nostro patrimonio storico, artistico e paesaggistico”. Un’altra tipologia di gioco che negli anni ha fruttato miliardi di Lire ed ora di Euro allo Stato, sono le varie lotterie che adottano sempre la stessa filosofia: togliamo pochi soldi ad ognuno dei cittadini e una parte del ricavato andrà ad uno o più vincitori che diventeranno ricchi alle spalle di tutti gli altri. Voglio fare un esempio chiarificatore. In una grande sala ci sono mille persone disposte ad acquistare un biglietto da 10 € della lotteria.  Dopo aver venduto mille biglietti da 10 Euro l’uno, per un incasso totale di 10.000 euro, si procede con l’estrazione di un numero che va da 0001 a 1000, e poco meno di 5.000 € vanno al fortunato vincitore che possiede il numero estratto. Tutti gli altri, che si ritrovano in mano un pezzo di carta straccia, un po’ delusi, sperano di rifarsi alla successiva occasione. Ma gli altri 5000 e più euro che fine fanno?  In realtà lo Stato si tiene quasi tutta quella bella cifra per la gestione del lavoro: una minima parte va per la stampa dei biglietti, per la distribuzione, alle tasse e ai venditori, sotto la voce:spese inerenti all’organizzazione e all’esercizio della lotteria. Per il resto, una grossa fetta è devoluta a favore di “enti beneficiari nella misura indicata nelle norme istitutive di ciascuna lotteria”.   Questi cosiddetti “Enti beneficiari” sono i veri vincitori della lotteria poiché, senza colpo ferire, si portano a casa quasi la metà degli incassi, provenienti dalle tasche degli acquirenti dei biglietti, in buona parte povera gente alla quale piace tentare la fortuna, in certi casi come ultima spiaggia per una degna sopravvivenza. Ma adesso parliamo del problema sorto in questi ultimi anni: ormai non si tratta più di togliere spiccioli a tanti e distribuire grosse somme a pochissimi a vantaggio dello Stato. Con Internet, con il fiorire di siti dove si possono scommettere anche cifre astronomiche, soprattutto con le organizzazioni clandestine, che prolificano, il “business” del gioco è ormai fuori controllo. Senza arrivare alle scommesse clandestine, tema molto attuale che non è il caso di commentare ora, gli italiani hanno la possibilità di suicidarsi economicamente con il Poker e le slot machine on line, e con tanti svariati giochi interattivi con scommesse, sia dai nostri computer che dal telefonino; senza contare che, fuori la porta di casa, ormai, prolificano centinaia di luoghi per effettuare scommesse, dalle ricevitorie ai tabaccai, fino a locali espressamente aperti per scommettitori, organizzazioni che stanno portando i giocatori accaniti e più deboli, molti con difficoltà economiche, alla disperazione, e nei casi estremi al suicidio. Fa sorridere il fatto che in Italia sia proibito aprire altri casinò oltre a quelli esistenti di Campione d’Italia, Saint Vincent, Sanremo e Venezia, poiché in effetti si gioca d’azzardo, come abbiamo visto, sia dalla propria abitazione sia nel bar sotto casa. Un capitolo a parte è il fenomeno dei casinò subito oltre confine: ad ovest a Montecarlo e il Francia, a nord quelli svizzeri, ad est quelli in Slovenia. A Gorizia, tanto per fare un esempio, al confine con Nova Gorica, ci sono dei pulmini che, gratuitamente, ti accompagnano nei vari casinò della città, e lì finiscono molti Euro di italiani vogliosi di giocare. A proposito di tentare la fortuna, mi sta venendo in mente il leggendario programma TV degli anni ’80: “Indietro tutta”, condotto da Renzo Arbore, che prendeva in giro coloro che, telefonando da casa, speravano di poter vincere una grossa somma di danaro, senza la quale, a detta di Arbore, e cito a memoria: “sarete costretti ad andare a lavorare”. Arbore pensava di fare della satira e quindi di esagerare provocando e scatenando il sorriso nei telespettatori “intelligenti” ma, come sempre succede, la dura realtà va oltre la fantasia e le iperboli, frequentemente adottate dalla satira, molte volte non riescono a raggiungere i picchi estremi che scaturiscono dalla realtà.

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