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Gabii, la città più antica di Roma, dove si narra che Romolo e Remo impararono a leggere

di Arnaldo Gioacchini *

Tutto si può dire della latina Gabii fuorché che non possegga  un’ampia storia, temporalmente parlando, risalente addirittura alla fine dell’età del bronzo ed all’inizio dell’età del ferro, il tutto missato fra alcune certezze e qualche dubbio ( come avviene, in genere, quando si parla di realtà non certo vicine nel tempo – ndr).

Ad esempio fra le certezze assolute c’è quella che la città, sita sulla via Prenestina e molto vicina all’Aeterna Urbs ( vds Tibullo  – ndr) e facente parte di quello che era il Latium vetus (Lazio antico – ndr), fu, abbondantemente, molto più antica di Roma. Sulle sue origini due sono le ipotesi storiche la prima, la quale è quella che ha più seguito, è che Gabii fu fondata dai Latini di Alba Longa, mentre la seconda, la meno seguita, è che la città sarebbe stata fondata dai Siculi anzi, ad essere esatti, dai due fratelli Galatus e Bins, dalle cui iniziali consonanti con vocali discende il nome della città. La leggenda antico romana, anche se poi non è da escludere che invece sia vero, ci dice che i due gemelli fondatori di Roma, Romolo e Remo, appresero l’ “arte” della lettura proprio in quel di Gabii, questo anche perché la nascente Roma era, in origine, un semplice luogo di pastori mentre Gabii possedeva già consolidati dati culturali dei quali facevano parte la scrittura e la lettura. 

In fondo la città era quasi a ridosso di Roma sulla via Prenestina antica, che originariamente si chiamava via Gabina, ad una distanza di appena XII miglia latine (17 km e 376 mt) da Roma, con Dionigi di Alicarnasso ( storico greco, per molti anni  grande studioso dell’ antica storia  di Roma nato nel 60 avanti Cristo a Budrum nell’attuale Turchia allora territorio greco – ndr)  il quale scrisse che comunque Gabii faceva parte della Lega Latina. L’antica città era a ridosso di un piccolo lago vulcanico detto lacus Buranus  poi, successivamente, nomato lago di Gabi prosciugato solo nel 1890 quando i Borghese realizzarono la bonifica di tutta la zona. Che l’antica Gabii sia stata un vero e proprio coacervo storico- archeologico è un dato di fatto, vediamone alcuni perché: Siamo in epoca dei re Rasenna  (Etruschi – ndr) a Roma quando la città fondata da Romolo aveva iniziato ad espandersi cominciando dal territorio limitrofo  e dopo aver sconfitto Alba Longa ne voleva assumere il ruolo all’interno della Lega Latina ma Gabii si oppose a tal punto che le due città entrarono  in guerra, un bellum che comunque non vide né vincitori né vinti tanto è vero che l’allora regnante Tarquinio il Superbo, insieme al figlio Sesto Tarquinio, architettò un ingannevole piano per prendere Gabii: Sesto si sarebbe finto un ribelle di Roma, e avrebbe chiesto asilo ed aiuto a Gabii e fu così che la città venne conquistata.

A seguito di ciò fu stilato un trattato di pace fra Roma e Gabii detto il Foedus Gabinum il  quale concedeva uguali diritti agli abitanti delle due città: Un trattato di pace scritto direttamente dallo stesso re di Roma Tarquinio il Superbo in latino con caratteri greci su una pelle di bue, sacrificato per l’occasione, disteso su uno scudo di legno e che fu appeso nel tempio di Sanco (una divinità sabina che alcune fonti assimilano a Zeus) sul  colle del Quirinale. Successivamente accadde che quando Tarquinio il Superbo fu cacciato da Roma, il figlio Sesto invece di seguire il padre, si rifugiò a Gabii pensando che ivi avrebbe trovato un tranquillo rifugio ma non fu così in quanto i suoi abitanti,  memori dell’inganno a suo tempo da lui ordito lo uccisero brutalmente. Gabii comunque rappresentava il vertice di un antico triangolo che comprendeva le città di Tibur (Tivoli),  Praeneste (Palestrina) e Collatia (Lunghezza?) posto in posizione strategica sulle arterie di collegamento dei percorsi commerciali fra l’Etruria e la Campania. A Gabii, fra l’altro, nel 54 a.C., nacque, da una benestante famiglia equestre, Albio Tibullopoeta il quale, in tutta la storia dell’antica Roma, è stato sempre considerato tra i maggiori esponenti dell’elegia erotica. Un luogo del genere non poteva  non essere parco di ritrovamenti archeologici tanto è vero che nella necropoli detta dell’Osteria dell’Osa sono state rivenute due iscrizione arcaiche che sono fra le più antiche mai ritrovate al mondo! Una in lingua greca, databile all’ VIII secolo a.C., con su inciso forse un”EUOIN” che potrebbe essere interpretato come grido rituale fatto delle baccanti, oppure come un “EULIN” stante a significare di “ben levigato” e l’altra, in lingua latina, risalente al VII secolo a.C. che potrebbe essere un saluto: “SALVETOD TITA” come a dire “ti saluto, o Tita”. E poi nella stessa necropoli ne fu anche riportata alla luce un’altra necropoli, questa protostorica, usata per più di tre secoli, dal IX al VI secolo a.C., costituita, come la maggior parte delle necropoli risalenti a quasi tremila anni fa da realtà funerarie “composite” che vanno da seppellimenti (700 c.a.) sia ad inumazione che ad incinerazione. Come tutti i luoghi importanti anche a Gabii non mancavano i santuari tanto è vero che, ad ovest dell’insediamento urbano, è stato rinvenuto il santuario di Giunone Gabina, mentre a est, entro l’area muraria, è stato individuato il cosiddetto Santuario orientale, attivo tra il VII e II secolo a.C. e probabilmente dedicato ad una divinità femminile protettrice delle nascite, e, nei pressi del Santuario di Giunone, è stato poi trovato un altro edificio, identificato, grazie alla dedica di chi, in quella lontana epoca, lo finanziò, come un sorta di sacello dedicato a  Domizia Longina la moglie dell’imperatore Domiziano. Nella prima campagna di scavi ( a. d. 1791 – ndr) si distinse lo scozzese  Gavin Hamilton il quale ritrovò pure i resti del foro, una piazza rettangolare, dove per tre lati correva un porticato, mentre l’altro lato corto si apriva direttamente sulla via Prenestina ed anche  ben 200 statue fra queste la bellissima Artemide di Gabii (ora al Louvre – ndr) attribuita addirittura al “mitico” Prassitele. Fra l’altro fu identificato anche il luogo ove c’era l’acropoli antica insieme a lunghi tratti delle mura in opera quadrata. Ed ancora, nella zona del Santuario orientale, sono stati rinvenuti pure molti bronzetti  votivi  risalenti all’età del ferro e, più recentemente, è stato riportato alla luce pure un edificio, di età arcaica, che si crede possa essere stato abitato addirittura dai re di questa città latina. Vi è da sottolineare come Gabii abbia sempre fornito un ottimo tufo ( il molto apprezzato lapis gabinus – ndr)  che tanto fu usato, per molti secoli, nell’edificare Roma e debbo dire che, come storico, l’origine di Gabii  e la sua nemesi mi ha sempre affascinato ed interessato moltissimo.

*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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