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Giustizia è fatta, i Ciontoli vanno in galera, Marco Vannini può riposare in pace

Nella serata di ieri, dopo la sentenza della Cassazione, tutta la famiglia Ciontoli si è presentata alla caserma dei carabinieri di Civitavecchia in attesa di essere tradotta in carcere per scontare la pena per l’omicidio di Marco Vannini. Sulla tragica vicenda, dopo sei anni di battaglie, polemiche, verdetti emessi ed annullati e tante omissioni da parte dei colpevoli, finalmente è calato il sipario, gli assassini sono stati assicurati alla giustizia.
Sulla tragica vicenda della morte di Marco Vannini è stata finalmente messa la parola fine.

Le due amministrazioni comunali di Ladispoli e Cerveteri, che tanto sono state accanto a mamma Marina e Papà Valerio hanno commentato la fine di questa vicenda che ha visto finalmente trionfare la giustizia.
“Dopo anni dure battaglie – afferma il sindaco Alessandro Grando – Marina e Valerio hanno ottenuto giustizia per loro figlio. Non sta a me giudicare se le pene confermate dalla Cassazione siano adeguate alla gravità del reato commesso, anche se molti, compreso il sottoscritto, ritengono che la vita di un ragazzo di vent’anni meritasse una condanna decisamente più severa. Sono comunque felice per Marina e Valerio, che non hanno mai smesso di lottare, e per tutte le persone che da sei anni a questa parte sono state al loro fianco e non li hanno mai fatti sentire soli.
Finalmente Marco potrà riposare in pace”.
Sulla stessa linea il sindaco di Cerveteri.
“Finalmente – commenta Alessio Pascucci – possiamo portare quel mazzo di fiori promesso a Marco 6 anni fa”. Queste le parole che Mamma Marina ha pronunciato pochi minuti dopo la sentenza della Suprema Corte. Oggi pomeriggio sono state infatti confermate le condanne a 14 anni per Antonio Ciontoli e a 9 anni e 4 mesi per i suoi familiari. Mettendo fine a una storia lunga e dolorosissima.
Non so cosa mi aspettassi, cosa ci aspettassimo tutti da questa giornata. Forse in fondo speravamo semplicemente che Marina e Valerio trovassero un po’ di serenità; per quanto possibile nella loro situazione. E quel sorriso grande, liberatorio, che ho visto sui loro volti, quelle lacrime, quel pianto, mi hanno fatto tirare un piccolo respiro di sollievo. “Giustizia è fatta” continuavano a ripetere.
E in fondo tutti noi oggi cercavamo proprio Giustizia. Quella vera, con la lettera maiuscola. Quella che in questi anni ci era sembrata negata. Che lo conoscessimo o no, che gli avessimo voluto bene o meno, che la sua vita si fosse intrecciata alla nostra o semplicemente avessimo scoperto la sua storia soltanto dopo, poco importa. Marco aveva vent’anni ed è stato ucciso mentre era in casa della fidanzata, in un luogo sicuro, confortevole, in mezzo a persone che, al contrario, avrebbero dovuto proteggerlo. Giustizia era necessaria.
Aver individuato i colpevoli, con una sentenza che non dà più adito a dubbi, non ci restituirà Marco; non lo ridarà a Marina e a Valerio. Lo sappiamo bene. Nessuna sentenza oggi ci sarebbe bastata. Difficile dire che sia un giorno bello; un giorno di vittoria certo, ma sicuramente non di festa. Giustizia sembrava lontana, ma ineludibile.
Riprendendo Menandro, Leopardi ha detto che “muor giovane colui che al cielo è caro”. E senza alcun dubbio Marco è caro al cielo. Da lassù so che continuerà a dare forza ai genitori e a coloro che lo amano. Soltanto lui in fondo avrebbe potuto mettere insieme così tante persone, provenienti da tutto il mondo, unite nella ricerca della Giustizia. Quella Giustizia che era così tanto desiderata e sperata.
Domani Marina e Valerio andranno a portare quel mazzo di fiori promesso 6 anni fa. Noi tutti saremo lì con loro. Sì, perché oggi Giustizia è fatta.
Ciao, Marco. Che la terra ti sia lieve”.

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