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GRAZIE, JANNIK

di Ugo Russo

Da quanto tempo scriviamo in questi articoli che ai tempi d’oggi lo sport da abbandonare forse completamente come seguito, per i tanti soldi che introita e che non corrispondono assolutamente ai risultati (partite di campionato vomitevoli, nazionale che per superare l’Ucraina e accedere agli europei come seconda del girone, con gli stessi punti, è stata vergognosamente aiutata dall’arbitro) è proprio il calcio; da tutte o quasi le altre discipline agonistiche, invece, molto ma molto meno considerate a livello economico, grandi risultati e soprattutto uno spettacolo unico, trascinante, spesso commovente. E sono questi sport a ricordarci i periodi belli, gli ultimi come aggregazione di un intero popolo, regalatici dal mondo del pallone: i due mondiali vinti, nel 1982, specialmente, e nel 2006. Ecco perché vogliamo dedicare questo articolo, che deve suonare come un grande ringraziamento, a un baldo giovane che ha avuto il grandissimo pregio di farci vivere emotivamente un periodo di meraviglioso tennis, arrivando a livelli che nessuno dei nostri giocatori in passato era  riuscito a raggiungere: Jannik Sinner. E cominciamo subito rivolgendoci ai rompicoglioni che cercano di trovare sempre il pelo nell’uovo (spesso sbagliando, come in questo caso) e ora cominceranno a dire: “Italiano? Guardate il suo nome e cognome, guardate come si chiamano il papà e la mamma (Hanspeter e Siglinde, entrambi di madrelingua tedesca) e il fratello (Mark)”. E allora? Sono ITALIANISSIMI!!! Jannik è nato a San Candido, in provincia di Bolzano, i genitori in Alto Adige e lo splendido campione dai capelli rossi si é sempre sentito onorato di battersi per questa nazione. Sentimento ancor più ingigantito dal fortissimo legame che si è instaurato proprio in quella settimana con il pubblico di Torino che lo ha sostenuto con una passione e un calore unici e a cui lui ha regalato tanti momenti indimenticabili. E l’ultimo giorno ha salutato dicendo: “Non vedo l’ora di battermi nel girone finale di Coppa Davis (la final eight) per cercare di far vincere il nostro Paese”. Ce ne fossero di italiani come lui! Jannik, cresciuto nettamente nell’ultimo anno fino ad essere diventato n. 4 al mondo, nelle final Atp ha messo in mostra un tennis stupefacente, battendo il meglio del panorama planetario: da Djokovic, a Medvedev, a Tsitsipas, a Rune e Alcaraz lo aveva già sconfitto in tempi recenti. Direte: ma allora perché non scrivere di lui subito dopo la fine della kermesse nel capoluogo piemontese? Intanto, proprio perché volevamo far passare qualche giorno e ridare smalto alle sue imprese sensazionali, non abbiamo ritenuto giusto mischiarci con tutti gli altri che hanno riempito pagine e pagine di carta stampata, di siti, delle aperture di tutti i radio-telegiornali e poi perché volevamo aspettare la fine della nostra avventura in Coppa Davis che riprenderemo la prossima settimana nella seconda parte di questo servizio. Votato per lo sport e non solo quello della racchetta, Jannik Sinner! Pensate: a 4 anni ha cominciato con lo sci e andava talmente bene che tre primavere dopo, al Gran premio Giovanissimi 2009, a 7 anni, stravinse nello slalom gigante. Lo sci, però, come affermato da lui stesso “richiedeva troppe ore di allenamento con una sola stagione da coprire e allora ecco che si innamora del tennis cominciando a vincere, nel tempo, gare internazionali tra gli juniores.  Alla fine di una  di queste, a 17 anni, ricordiamo una sua intervista che molto ci colpì, soprattutto perche faceva il paio con una rilasciata da Maradona, quando era ancora molto più piccolo di lui. El pibe de oro affermò: “Il mio sogno è alzare un giorno la Coppa del mondo di calcio vinta con la mia nazionale”. Sogno che si è avverato. Jannik quella volta disse: “Tra un po’ di tempo voglio diventare il numero 1 Atp e vincere tanti Slam”. E’ sulla strada giusta e gli auguriamo di arrivare anche lui ad esaudire il suo desiderio. A Torino (e anche la settimana dopo…) ha mostrato di poterci arrivare, pure in fretta. Tutto finora bello, tutto da incorniciare. Certo, per mantenersi a questi livelli dovrà lavorare moltissimo ma non è cosa che pare spaventarlo. Avete visto le gambe e le braccia di Jannik al confronto di quelle di Djokovic? Pressappoco la metà; eppure è capace di imprimere ai suoi colpi velocità eccezionali, spesso superiori ai 200 km/h. Ancora giovanissimo (22 anni) avrà la possibilità di irrobustirsi, così potrà essere ancora più potente nelle giocate e potrà esercitarsi tanto sulla precisione nelle prime palle: più aces garantirebbero ancor più possibilità di vittoria. Dal punto di vista umano, lui è un pezzo di pane ed invece dovrebbe smaliziarsi. Ad esempio, ha buttato, regalandola al numero 1 del mondo, non a uno sconosciuto, la vittoria nell’intero e più prestigioso torneo delle finali Atp: ha voluto battere a tutti i costi Rune, anche se sofferente di un guaio alla schiena e anche se era già sicuro della semifinale, in tal modo facendo rientrare tra i quattro anche Djokovic, ormai dato per spacciato e fino ad allora lontano dai suoi colpi migliori.

Se passava Rune, con un Alcaraz irriconoscibile e Medvedev che poi Jannik ha superato, l’italiano avrebbe vinto il torneo!!! Invece il serbo, che non ci credeva neanche più, è rientrato rinvigorito e trasformato e ha prima umiliato Alcaraz in semifinale, poi, nell’ultimo atto, gli è riuscito tutto contro Sinner che pure nel secondo set ha avuto la possibilità di un paio di contro break. Al microfono a fine partita Djokovic,  che lo ricordiamo ha 36 anni, ha detto che Jannik sarà il prossimo numero 1 e vincerà tanti Slam, salvo, in una intervista rilasciata qualche giorno dopo, affermare: “Vincerà ma mi auguro non contro di me. Se Sinner e lo spagnolo pensano di scalzarmi dal trono se la dovranno ancora vedere a lungo con il sottoscritto”. Insomma, un marpione. Non diciamo che in finale avrebbe dovuto giocare più morbido contro Jannik ma avrebbe dovuto ringraziare molto più calorosamente “il rosso” per avergli permesso di vincere le Atp finals. E poi quell’alzare il pugno contro l’avversario (che cinque giorni prima lo aveva mortificato) ad ogni punto vincente ha dato oltremodo fastidio. Non fare lo smargiasso, Nole (anche se te lo puoi permettere per i risultati ma non certo come dispensatore di pillole di vita) per quanto successo a Torino a Sinner devi fare un monumento!!! Per contro, Jannik, non guardare in faccia nessuno, fortifica il carattere, diventa smaliziato  e questo ti aiuterà sicuramente a primeggiare. Tornando all’aggregazione dei giorni piemontesi, manifestatasi non solo sugli spalti ma con ascolti televisivi record, ecco perché ci ha ricordato il trionfo del mundial di calcio ’82: anche qui, come allora, casalinghe, o tanta altra gente, che non avevano mai manifestato gradimento per lo sport in generale e non avevano mai visto una partita di calcio allora, e di tennis oggi si sono scoperte tifosissime, lasciandosi andare a cori di incitamento!

Jannik Sinner capace di trascinare un intero movimento. Fuori dal rettangolo di gioco si segnala per il gran rispetto per gli avversari, per la bontà d’animo, per sostenere e spendere belle parole per i compagni di squadra, ma sul campo da tennis fa delle cose straordinarie che per lui sembrano normali, nel senso che forse non si rende neppure conto di poterle e saperle fare come, e adesso si può dire, nessun altro al mondo. E attenzione perché lui stesso ha detto di avere ampi margini di miglioramento! Si pensava di aver esaurito le forti emozioni con la kermesse di Torino ed invece lo spettacolo e la gioia grande, per noi, era solo all’inizio e doveva ancora arrivare.

(Grazie, Jannik 1-continua)

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