Non sono qui a rinverdire desuete definizioni su questo tratto del litorale del Lazio nord,quali ad esempio l’appellativo di Ladispoli come spiaggia della salute e nemmeno mi metto a magnificare, una sagra, quella del carciofo romanesco ; né voglio proporre all’incauto lettore, che indugia tra queste righe, vecchie glorie di un passato, quando Ladispoli era la piccola località mondano – balneare della buona borghesia, la località più gettonata dei dintorni, come ricorda Corrado Melone nel suo “Storia e Storie” … i treni trainati da locomotive a vapore con vagoni semiaperti trasportavano romani in ghette e paglietta e donne con enormi cappelli e variopinti ombrellini. Voglio invece parlare dell’oggi… Oggi, questa città, si avvia ad ospitare stabilmente quasi cinquantamila abitanti; i suoi palazzoni hanno preso il posto della garden city, ideata sul finire dell’ Ottocento dall’ ing. Cantoni. Scommetto che non molti residenti attuali di Ladispoli conoscano, ad esempio il Castellaccio di Monteroni o la zona umida, monumento naturale di Torre Flavia, due siti ( si dice così ? ) di non indifferente importanza.
A ben riflettere Ladispoli è diventata il momentaneo approdo di tanti extracomunitari, che qui hanno trovato un alloggio di fortuna; e che dire dei pendolari, che ogni mattina affollano le banchine della stazione ?E’ una popolazione “aliena”, che stenta ad integrarsi, cui manca il tempo, peraltro, da dedicare alle memorie storiche locali.
Ladispoli, però, non è solo questo! A Ladispoli i nuovi residenti non sono solo precarie figure di extracomunitari e pendolari; c’è anche gente, tra i nuovi arrivati, che vuol far nascere una nuova identità; gente che crede nei valori ambientali e nella qualità della vita.
E non sono solo i romantici a ritrarre con il telefonino il tramonti sul mare! A Ladispoli ci sono ancora paesaggi da ammirare e poi l’ archeologia e gli aspetti naturalistici e gli ambienti palustri.
Ma quello che è più interessante e che vale la pena di sottolineare è che sta approdando a Ladispoli un turismo del tutto nuovo, che con un’espressione, a mio avviso piuttosto ambigua viene definito sostenibile. Non è più il turismo tradizionale, cui purtroppo noi Ladispolani siamo ormai abituati, “mordi e fuggi”, né quello di prossimità; oggi fa capolino un turismo che non insudicia, né si abbandona a schiamazzi diurni e notturni.
Ci sono gruppi organizzati,dediti al trekking urbano: questi gruppi attraversano le vie di Ladispoli e poi continuano lungo l’arenile prima verso nord e poi verso sud. E tra loro c’è gente , che domanda: ma questa è la città di Rossellini o di Caravaggio ?
Con la prossima primavera/ estate 2022 ho buoni motivi per ritenere che questo tipo di presenza sul nostro litorale verrà riproposto e con maggiori adesioni e successo.
E veramente il territorio di Ladispoli , nonostante la convulsa espansione edilizia,offre al visitatore un variegato panorama di aspetti: natura, paesaggio ed archeologia.
Ma anche la città, intesa come tessuto urbano e di costruzioni, presenta momenti e angoli che meritano più di una veloce sosta.
Insomma, Ladispoli, pur nel suo disordinato cambiamento, è molto più di una periferia inghiottita dal caos disarticolato dell’area metropolitana.
Allora riscopriamo Ladispoli a piedi con il passo lento del viandante, ma con la curiosità del turista e la cultura e l’interesse dell’esteta cercando più di capirla che di guardarla.
Il punto di partenza, che consiglio, è quello della stazione ferroviaria. E’ il punto che è meglio raggiungibile ed anche il più economico… da Roma; in treno poco meno di mezz’ora; per di più scegliendo il treno, il viaggiatore non dovrà affrontare problemi di parcheggio. a Ladispoli è sempre più difficile parcheggiare!
Dalla stazione ferroviaria si profila dritto e maestoso viale Italia con i suoi negozi ed i suoi caffè e bar.
Una parola val spendere per questo viale,affollato luogo della locale movida, fino ad ore notturne e non solo d’estate. Una volta erano i pini marittimi ad ornare i lati di questa nevralgica arteria, che porta fino alla centrale piazza Rossellini, oggi sono i lecci.A guastarne, però, l’immagine godereccia e quasi da rotocalco, interviene la vista delle macchine parcheggiate anche in doppia fila e dei mezzi pesanti ( ed ingombranti ) che riforniscono i negozi di derrate alimentari. E’ questo uno dei frutti – amari – dell’incontrollata crescita ladispolana ?
E vale la pena sottolineare che l’aria che si respira in questo viale, popolato di curiosi, di attempati e distratti pensionati e di quanti si godono il movimentato passeggio, ha un sapore chiassoso e retrò.
Sarà per questo che più di un regista ha deciso di ritrarre – e di ambientare – a Ladispoli scene ed atmosfere di una provincia romana, che crede di cambiare , ma rimane sempre strapaese .Cito per tutti “L’imbranato “ ( 1979 ) di Pingitore.
Suggerisco di non percorrere tutto viale Italia, come i frettolosi “fagottari” , i bagnanti – vacanzieri di una volta, sempre squattrinati – che non vedevano l’ora di raggiungere l’assolata spiaggia ed il mare ladispolano che è bello quando è bello.
Così dopo qualche centinaio di metri dalla stazione, giriamo a destra per via Napoli e raggiungiamo la “Grottaccia”, appellativo un tantino irriverente che in loco viene dato al criptoportico di una villa di epoca romana. ( I -II secolo d.C. ). Peccato che il manufatto sia racchiuso da una grigia inferriata che ne impedisce una doverosa ed istruttiva visita; si tratta delle uniche vestigia antiche abbastanza ben conservate presenti in ambito urbano.
Poi, riprendendo viale Italia, non possiamo non sostare a Piazza Rossellini ed ammirare le alte palme che le fanno corona; questa poteva essere il salotto buono della città, se Ladispoli fosse stata una tranquilla meta turistica della non lontana Toscana, o un blasonato centro vacanziero della Costa Brava.
Invece Ladispoli si pregia ancora ( nel bene e nel male ) di accogliere una colorata e vitale umanitàche proviene da una composita area metropolitana;è un’umanità che a volte può rivelare con i suoi eccessi “borgatari” . In ogni caso a Piazza Rossellini tutto quanto fa spettacolo e in ogni ricorrenza il grande spazio della piazza si riempie ; la sera si accendono le luci della ribalta sulle esibizioni canoreper un pubblico, che ha un solo desiderio: divertirsi a tutti i costi.
E dopo piazza Rossellini, piazza della Vittoria davanti allo storico bar Nazionale ed alla fontana. Particolare degno di nota è l’elemento centrale della fontana, che consiste in un gigantesco capitello, disegnato dall’architetto Marcello Piacentini.
Siamo qui nel cuore della “vecchia” Ladispoli, quella delle origini; per conoscerla meglio, conviene girare sulla sinistra in via Duca degli Abruzzi.
Ci accoglie con il suo sapore vagamente retrò, le sue palazzine, (in alcune di queste si leggono ancora sulla facciata tracce di un passato liberty).
Percorriamo tutta via Duca degli Abruzzi e poi pieghiamo per via del Mare.
Via del Mare non è proprio il massimo dell’accoglienza e della presentabilità perché stretta ai lati da altissimi e recenti edifici , veri e propri falansteri abitativi. Non esito a dire che è uno degli angoli meno interessanti di Ladispoli. Qui si può solo riflettere di quanto sia significativo lo stravolgimento urbanistico della città.
In fondo a va del Mare, e questo di consola, scorgiamo “il tremolar della marina”
L’azzurro e la vastità del liquido elemento non possono non incantare; in verità questo nostro mare, a quanto mi risulta, a tutt’oggi, ha trovato più detrattori che ammiratori. Uno sviluppo dissennato, l’aver costruito proprio sulla spiaggia, una volta nera, gli scarichi di ogni tipo rischiano di togliere ogni residuo alone poetico a quello che dovrebbe essere il vero fiore all’occhiello di Ladispoli.
Meno male, che una volta superato il ponte pedonale che scavalca il fosso Sanguinara, ci attende Marina di Palo e il paesaggio cambia decisamente in meglio.
E qui a Marina di Palo il mare ce lo possiamo gustare non solo visivamente ed essere accarezzati dalla balsamica brezzolina del Ponentino.
E lo sguardo può spaziare dalla punta di Palo a sud fino a Torre Flavia a nord. Se non ci accontentiamo di questo paesaggio,offerto dal lunato golfo, possiamo dedicarci a riscoprire tra ciuffi di capelvenere e l’infestante fico degli ottentotti, quel che rimane della villa romana della Rugiada.
Chiude la passeggiata verso sud la tomba ( quasi un mausoleo ) attribuito al proconsole Curzio Rufo Curzio,della gens Herennia. Un personaggio dimenticato ?
Non è dimenticato invece, anzi c’è una vera rincorsa a riconoscerne i meriti: è il genio di Caravaggio
Al sommo artista è dedicato un mezzo busto , che troneggia accanto alle rovine di epoca romana. E da qui l’ombra del genio ci segue fino alla sua ultima dimora ( o penultima ), il poderoso castello di Palo Laziale.
Poi ci aspetta un paesaggio ed alcuni ambienti, che hanno qualcosa di insolito e di veramente caratteristico. Procedendo verso Nord, superate le ultime abitazioni, sulla destra si stende il mare e sulla sinistra possiamo contemplare i lembi del bosco planiziario che si spingono fin quasi verso la spiaggia.
E’ la vera wildness ladispolana. Qui si arriva solo a piedi e dopo la punta di Palo il percorso diventa più impervio, ma anche più affascinante. La città sembra lontanissima. C’è solo l’eco del mare: la risacca
Tutto qui ? Potrebbe a questo punto obiettare qualcuno. Ebbene no. C’è ancora un altro pezzo di Ladispoli destinato ad esploratori urbani, quello, per intenderci che ha il suo aspetto saliente a Torre Flavia ed alla zona umida a questa prospiciente.
Il problema, però è un altro, sempre a mio avviso. Come per esempio rendere concretamente visitabili i numerosi siti archeologici e naturalistici sparsi nella ubertosa campagna… quella che rimane non edificata Bisognerebbe ideare ed attrezzare una rete dei sentieri ciclopedonali per arrivare per esempio ai tumuli della necropoli di Monteroni oppure rendere accessibili fuori della cinta urbana i greti dei torrenti Sanguinara e Vaccina.
E questi sentieri potrebbero portarci anche nell’immediato entroterra non solo per visitare ma anche gustare i prodotti di una terra generosa. Pensate poter fare un giro in bicicletta e tornare a casa con la sporta piena di prodotti più che biologici !
Operazione questa dei sentieri non facile perché l’immediato entroterra ladispolano è attraversato, quasi in maniera concentrica, da una linea ferroviaria, da una super strada, l’ Aurelia e dall’autostrada Roma – Civitavecchia. Operazione culturale ed architettonica difficile, ma non irrealizzabile.
Silvio Vitone
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