di Pietro Zocconali, presidente Associazione Nazionale Sociologi, giornalista
Ultimamente ho relazionato a proposito di una pubblicazione dal titolo lungo ed significativo: “Il cammino di Abramo, mosaico di pace, attraverso il Mediterraneo, il mare che unisce i popoli che divide”; autori, vari docenti universitari, anche di livello internazionale, il libro è curato dalla prof. Anna Maria Minutilli, docente universitaria di Storia dell’arte. Così mi sono espresso: Osservando la cartina del Mediterraneo, riportata sul volume protagonista dei lavori odierni, non si può non notare la somiglianza con la massima estensione dell’Impero Romano nel 100 d.C. circa, ai tempi dell’imperatore Traiano, escludendo la parte dell’impero a nord oltre le Alpi e la Gran Bretagna.
Sappiamo che prima delle conquiste dei Romani in queste terre magiche sono nate le più antiche civiltà della Terra: quelle dei Sumeri, degli Ittiti, degli Egizi, degli Assiri e Babilonesi, la civiltà cretese, quella dei Greci. Ma sono stati i Fenici, popolo marinaro stanziato nell’attuale Libano, a solcare il mare che poi gli Antichi Romani hanno chiamato “Mare nostrum”. Famose e importanti a loro volta le colonie fenice che si diffusero nel Mediterraneo, con importanti insediamenti. Oltre alla più famosa e agguerrita Cartagine, in Africa, presso l’odierna Tunisi, in Europa, tra l’VIII e il VII secolo a.C., in Sicilia, spiccano Mozia, Palermo e Solunto, mentre in Sardegna troviamo Cagliari, Tharros, Nora e Sulcis. Nella penisola iberica, i principali insediamenti furono Ibiza e Cadice. Queste colonie, basate sull’eccezionale competenza marinara dei Fenici, fungevano da centri commerciali e strategici, facilitando gli scambi nel Mediterraneo.
Per non parlare dei Greci che, aiutati dalla vicinanza della miriade di isole nel mare Egeo, diventarono esperti naviganti fondando una serie di città in Italia meridionale, a partire dall’VIII secolo a.C. siti leggendari fondati in Campania, in Puglia, in Basilicata e in Sicilia; basta fare qualche nome: Neapolis, Tarentum, Metapontum, Sybaris, Croton, Naxos, Syracuse.
Successivamente i Romani, nelle loro imperiose conquiste militari, a partire dalle terre latine ed etrusche, si sono ritrovati ad occupare verso il nord, terre abitate da genti, genericamente parlando, da civilizzare; nel sud Italia, nell’Europa di sud-est, in medio oriente e in Egitto, hanno invece incontrato popoli per certi versi più civili, terre abitate da campioni nell’arte, nella letteratura, negli usi e costumi, nelle religioni, e, da conquistatori, i nostri padri Romani, rimasero conquistati da questi gloriosi popoli dalla storia millenaria.
Questo libro corposo, scritto da eccellenti esperti del settore è ambientato proprio in queste terre antiche, abitate da millenni fin dai primordi della civiltà umana; sappiamo che certi cacciatori nomadi dalla provenienza incerta, nella Mesopotamia, “terra tra due fiumi”, hanno creato tecniche di coltivazione già nell’8000 a.C.; già nel 4000 a.C. esistono vere e proprie città. Il mare Mediterraneo non è ancora protagonista, ma lo diventerà con gli Egizi e i vari popoli che occupavano l’Anatolia, l’attuale Turchia asiatica.
Come si sa, infatti, le prime civiltà della storia sono nate nella Mezzaluna Fertile, una regione che comprende la Mesopotamia e l’antico Egitto, caratterizzata da grandi fiumi. L’acqua, bene primario per l’uomo ai primordi delle civiltà (ma anche per l’uomo tecnologico di oggi impegnato ad andare su Marte e a domare l’Intelligenza Artificiale), serve a soddisfare la sete, a far crescere messi e allevare animali. Quei fiumi, che, se non lo sono ancora, bisognerebbe nominarli benefattori dell’umanità, sono il Tigri, l’Eufrate e il Nilo. In particolare, la Mesopotamia, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, vide lo sviluppo delle prime città-stato (ci parlano di Ur, forse la più antica, i prof.ri Luigi Oliva e Hussein Mohammed Ridha) e delle prime forme di scrittura, con i Sumeri considerati tra le prime civiltà urbane. Anche l’antico Egitto, lungo il fiume Nilo, sviluppò una civiltà avanzata con una forte organizzazione sociale e politica.
Il vero protagonista della pubblicazione è un certo Abramo (o Abram o Abraham o Ibrahim) che, a quanto pare risulta essere un patriarca dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’Islam, un uomo, un gigante, storico o leggenda che sia, che fa da trait-d’union tra queste tre religioni monoteiste che sono professate da tre miliardi e mezzo di fedeli. Se i popoli che ora si stanno prendendo a cannonate, fucilate e si inviano pacchetti di missili e droni carichi di bombe, riflettessero e pensassero a riverire questo loro “Grande Padre” comune, forse certe guerre non avrebbero ragione di essere, e potrebbe finalmente scoppiare la pace tra questi popoli sfortunati.
Le tematiche affrontate su questo volume studiano attraverso le diverse angolazioni, la storia e le religioni che, nate in queste terre, hanno poi conquistato mezzo mondo. Ben vengano, dunque, studi su questi argomenti, con protagoniste queste terre martoriate, importanti e magiche, da “Mille e una notte” (citando la prof.ssa Minutilli). E’ un vero peccato che per colpa della politica e di falsi profeti che predicano l’odio verso chi non accetta la loro confessione religiosa, oggi questi territori siano bombardati e ostaggio di magnati della finanza mondiale, del petrolio, oro nero che costringe questi antichi popoli ad essere vittime dell’ingordigia di miliardari che dai loro megayacht premono i bottoni che causano la distruzione delle loro povere case e della loro gente, non risparmiando deboli e bambini innocenti.
Il libro tratta soprattutto dell’argomento religione, anche parlando di opportunità create dal turismo religioso che, guerre fratricide permettendo, hanno come obiettivo la visita ai siti religiosi: santuari, eremi e luoghi sacri in generale (la prof.ssa Anna Trono, tratta del territorio dell’antica Mesopotamia e si raccorda con altri percorsi che attraversano l’Europa).
Tra i vari argomenti in alcuni interventi si parla di San Nicola, un santo caro ai Baresi e non solo (Francesco Calò, Antonella Ventura); per tutti vale la famosa e adorata basilica di San Nicola e lo stadio omonimo di Bari: il sacro e il profano.
Degno di lode il contributo della prof.ssa Anna Maria Minutilli, presidente dell’Archeoclub di Trani, per la presentazione, la prefazione e per il contributo “Malia d’oriente… ecc”, nel quale parla con dovizia di particolari di letteratura e arte orientalista che, come ripeto, ha alle spalle una tradizione di migliaia di anni, ma che per noi occidentali, ignoranti in materia, non è altro che, cito Minutilli: “un territorio misterioso, primitivo e lontanissimo, un altrove, il cui spazio e la cui cultura sono stati recepiti come mondo esotico e barbaro”. A ciò hanno cercato di mettere riparo, dopo i viaggi del nostro Marco Polo, diversi orientalisti europei e italiani, traendo a volte, per mancanza di esperienza vissuta, conclusioni non proprio attendibili.
Per concludere, da parte mia, voglio ricordare l’opera “Lettere persiane”, di Montesquieu, scritta nel 1721, trecento anni fa, nella quale due personaggi persiani, viaggiando per l’Europa, commentano criticamente e ridicolizzano certi costumi e certe usanze di noi europei dell’epoca, soprattutto riguardo ai francesi, certi costumi e istituzioni, osservandoli con uno sguardo esterno e spesso sarcastico; uno stratagemma da parte del genio francese per prendere in giro certi atteggiamenti dei suoi contemporanei a lui poco confacenti.
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