di Mauro Coni
Juan Debenedetti, famoso in tutto il mondo come Juan, era un indovino. Aveva la sua striscia quotidiana verso cena. Chiamavo mia sorella e ci piazzavamo davanti alla TV. Non ne perdevamo una. Lo studio era coperto di schermi blu, sovrailluminati, come dei vecchi tubi catodici. Arrivava Juan, con un sorriso enorme, falso, da venditore di pentole. Indossava un completo elegante ma senza cravatta. Si sedeva al tavolo trasparente e dopo entravano loro, quei due mimi o ballerini, inquietanti, filiformi, fasciati in tute nere con quegli strani dischi argentati sulle spalle e sulle tempie. Io e mia sorella sgranocchiavamo pistacchi o bevevamo aranciata, elettrizzati. Juan sganciava tre previsioni al giorno e non sbagliava mai. A volte diceva persino l’ora dell’avvenimento, sbagliando di pochi minuti. I due tizi compiaciuti lo osservavano annuendo, con sorrisi irritanti e inutili. La camera zoomava sul suo viso enfatico e lui ci salutava. Juan era comparso qualche anno prima, salvando la vita a un principe russo, avvertendolo di non salire su un certo aereo, che poi in effetti si era schiantato. Il principe lo affidò ai suoi social manager e in breve ebbe la striscia. Da allora è come un padre per tutti noi e lo amiamo per il bene che fa al mondo. Mio fratello Sean sostiene che sia un mago nero. Che lui non anticipa nulla ma al contrario fa accadere le cose. E lo fa per un solo motivo: l’attenzione della folla. Vuole sentirsi adorato. Ha duecento milioni di followers su Insta. Si intrattiene coi politici e le star. E’ in cima alla piramide. Mio fratello non è l’unico a pensarla così, in rete è pieno di pazzi che sputano veleno contro Juan, senza produrre mai uno straccio di prova. “Un giorno fonderà una setta e accadrà qualcosa di tragico” ha detto Sean. Io non gli rispondo, corro a prendere le patatine e accendo la TV
Lascia un commento