di Arnaldo Gioacchini
Un secolo fa, correva l’ottobre del 1900, quando un gruppo di pescatori di spugne i quali , persa la rotta a causa di una tempesta (spesso d’estate ed anche oltre fino a settembre/ottobre soffia il meltemi un vento suscitato dal più caldo Mediterraneo dell’ovest contro quello dell’est più freddo che può suscitare anche furiose tempeste – ndr) erano stati costretti a rifugiarsi sull’isoletta rocciosa di Anticitera Antikythira ( in greco visto che siamo fra le isole greche) detta anche isoletta di Cerigotto ( in italiano).
In quanto così la chiamarono i veneziani quando ne furono proprietari insieme a molte altre isole dell’Egeo, al largo dell’isola, alla profondità di circa 43 metri, scoprirono il relitto di una nave mercantile romana, naufragata nel secondo quarto del I secolo a.C. e adibita al trasporto di oggetti di prestigio, tra cui statue in bronzo e marmo e gioielli. erano invece a trarre profitto dai resti di quell’antica nave, in navigazione verso Roma, che trasportava dei beni preziosi compresi dei gioielli di cui già qualcosa era finita sul mercato delle antichità checché piuttosto “modesto” come era ancora in quei tempi.
Tanto per essere ancora più precisi, considerando che le isole greche sono centinaia, su ove fu ritrovata la straordinaria “Macchina di Anticitera”diciamo che Cerigotto o Anticitera (che dir si voglia) è una piccola isola situata a sud del Peloponneso ed è posta a nord-ovest di Creta, tra Creta e l’isola di Cerigo (Citera in greco) dove si dice che ivi nacque Afrodite la dea dell’amore. Entriamo quindi nel dettaglio di questo straordinario congegno ritenuto il più antico calcolatore meccanico mai conosciuto, per alcuni una sorta di computer ante litteram: La sua datazione risale tra il 150 e il 100 a.C. e si trattava originariamente di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e, secondo uno studio pubblicato su Nature, le date dei giochi olimpici si tratta comunque di un Oggetto talmente straordinario e assolutamente “fuori del tempo”, considerando l’epoca della sua creazione, che il meccanismo di Anticitera è a volte citato tra i casi di OOPArt (Out of place artifacts), i cosiddetti “manufatti fuori dal tempo”, dai sostenitori dell’archeologia misteriosa, i quali non vi riconoscono un artefatto scientifico ellenistico. La “Macchina di Anticitera”fu rinvenuta nel relitto di una nave tra i resti di un naufragio che era avvenuto nel secondo quarto del I secolo a.C. nei pressi dell’isola da cui prende il nome. Questo meccanismo semplicemente eccezionale fu studiato, per la prima volta il 17 maggio 1902 dall’archeologo Valerios Stais, il quale, esaminando i reperti recuperati dal relitto della suddetta nave, notò che un blocco di pietra presentava un ingranaggio inglobato all’interno. Con un più approfondito esame si scoprì che quella che era sembrata inizialmente una pietra era in realtà un meccanismo fortemente incrostato e corroso, di cui erano sopravvissute tre parti principali e decine di frammenti minori. Si trattava di un’intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, facenti parte di un elaborato meccanismo a orologeria. La macchina originaria era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello spessore di un libro, costruita in rame e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato (il testo completo dell’iscrizione non è ancora stato pubblicato). Tanti furono i dubbi e le questioni irrisolte che accompagnano la “Macchina” tutto ciò almeno fino al 1951 quando il professor Derek de Solla Price cominciò a studiare il congegno, esaminando minuziosamente ogni ruota e ogni pezzo e riuscendo, dopo circa vent’anni di ricerca, a scoprirne il funzionamento originario concludendo anche che, contrariamente a quanto si era fino ad allora creduto, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva effettivamente una tradizione di altissima tecnologia. Fra l’altro sul numero 498 di febbraio 2010 della rivista” Le Scienze”, un articolo a firma di Tony Freeth riferentesi alla grande cultura scientifica evolutasi nella Magna Grecia avanza l’ipotesi che la “Macchina di Anticitera” possa essere stata costruita nella colonia greca di Siracusa la quale rappresentava la “punta di diamante” di quanto sopra. Comunque la moderna tecnologia a disposizione ha sicuramente messo dei punti fermi nel comprendere meglio il tutto in quanto, nel giugno 2016, un team di scienziati, servendosi di scansioni ad alta risoluzione con raggi X, è riuscito a leggere le lettere di un’iscrizione incisa al suo interno, trovando indicazioni sull’uso specifico, ossia un calendario di eventi astronomici, eclissi e delle date dei giochi olimpici. Il meccanismo risultò essere un antichissimo calcolatore per il calendario solare e lunare, le cui ruote dentate potevano riprodurre un rapporto vicino a quello necessario per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari). L’estrema complessità del congegno era inoltre dovuta al fatto che tale rapporto era riprodotto con l’utilizzo di una ventina di ruote dentate e di un differenziale, un meccanismo che permetteva di ottenere una rotazione a velocità pari alla somma o alla differenza di due rotazioni date. Il suo scopo era quello di mostrare, oltre ai mesi lunari siderali, anche le lunazioni, ottenute dalla sottrazione del moto solare al moto lunare siderale. C’è da aggiungere che del sofisticato calcolatore astronomico in bronzo, costruito dagli antichi Greci, solo un terzo è stato recuperato e per di più frammentato in 82 pezzi e che solo la certosina pazienza e cultura scientifica degli specialisti i quali, per decenni, si sono cimentati con esso, ha permesso di ricostruire il suo straordinario e complesso meccanismo a ruote dentate e il funzionamento di questa sorta di riproduzione (funzionante a manovella) del cosmo meccanico messo in piedi dagli uomini di scienza di oltre duemila anni fa. In questo senso è la stessa storia che è venuta in aiuto, in quanto le ricerche sono potute andare avanti grazie a un antico modello matematico descritto dal filosofo greco Parmenide riuscendo quindi a spiegare come la macchina riproduceva il movimento dei pianeti su cerchi concentrici, minimizzando il numero di ingranaggi in modo da compattare il meccanismo in uno spazio di appena 25 millimetri! Comunque questo specialissimo meccanismo dell’antichità è conservato insieme alla sua ricostruzione nella collezione di bronzi del Museo Archeologico Nazionale di Atene.
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