Indagini dei carabinieri sui presunti maltrattamenti di bambini in una scuola materna di Ladispoli

Saranno le indagini dei carabinieri a dover dipanare la matassa di una brutta storia di presunti maltrattamenti che sarebbero accaduti in una scuola materna di Ladispoli. Una vicenda sulla quale in condizionale è d’obbligo ma che, qualora si rivelasse veritiera, aprirebbe uno scenario inquietante sul comportamento di chi dovrebbe essere una guida per bimbi di tre e quattro anni. Tutto nasce dalla denuncia di alcune famiglie di bambini che frequentano una scuola dell’infanzia di Ladispoli che si sono presentate nella caserma dei carabinieri di via dei Narcisi per evidenziare una storia agghiacciante. Secondo quanto riferito da mamme e papà, alcuni bimbi sarebbero stati maltrattati da una maestra che avrebbe avuto comportamenti inammissibili come tirate di capelli, spintoni ed urla. In particolare, il racconto di un bambino, presunta vittima delle attenzioni della maestra, avrebbe aperto il vaso di pandora, innescando un effetto domino. Altri genitori avrebbero avuto conferma dai figli degli atteggiamenti aggressivi dell’insegnante, sono emersi racconti preoccupanti sui quali la magistratura avrà il compito di indagare accuratamente vista anche l’età dei piccoli alunni. Il meccanismo si è messo in moto, la direzione didattica del plesso ha sospeso per sei mesi la maestra presunta autrice dei comportamenti inappropriati, sarebbe stata allontanata dalla scuola anche un’altra insegnante che sarebbe stata a conoscenza dei fatti ma non avrebbe parlato. Una posizione questa tutta ovviamente da verificare. La scuola di Ladispoli ha anche avvisato le autorità didattiche competenti, la vicenda è in continua evoluzione. Questi sono i fatti, la vicenda appare molto delicata ed ingarbugliata, sarà compito degli inquirenti separare realtà e suggestioni al fine di scoprire l’esatta verità della questione. Che, qualora fosse accertata, sarebbe molto grave. Qualcosa in più si potrà sapere nelle prossime settimane quando le due maestre saranno interrogate. Più impegnativo sarà ascoltare i racconti delle presunte vittime, bambini di tre o quattro anni che hanno una sensazione della realtà tipica della loro verdissima età.