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LA BATTAGLIA DELLE CINQUE NAZIONI OVVERO L’ESPANSIONE DI ROMA IN UN’ECATOMBE DELL’ANTICHITÀ

di Arnaldo Gioacchini *

C’è un tranquillo paese, immerso fra gli Appennini, che si chiama Sassoferrato il quale dall’alto della sua collina domina la confluenza dei piccoli fiumi Marena e Sanguerone (tinto di sangue – ndr) con il più importante e dimensionato Sentino; ed è proprio alla destra di questo fiume, nelle campagne che giungono fino a Fabriano, che, nell’ambito della terza guerra sannitica, si svolse la cruentissima battaglia delle Cinque Nazioni; fu infatti ivi che la Lega dell’Alleanza, formata dai Galli Senoni, all’epoca totalmente padroni di quel territorio, dai Sanniti, dagli Umbri e dagli Etruschi si scontrò campalmente contro quattro legioni romane ed i loro alleati. Correva il caldissimo mese di agosto dell’anno 295 prima della nascita di Cristo. I due eserciti erano di dimensioni possenti: insieme ascendevano a circa 100.000 unità combattenti!

E come ha scritto Tito Livio, fondamentale fonte storica dell’evento (Ab Urbe condita libri, IX,28) insieme a Diodoro Siculo e Duride da Samo, numericamente si equivalevano. le forze romane erano comandate dai consoli Quinto Fabio Massimo Rulliano e Publio Decio Mure, mentre l’Alleanza era stata voluta ed era comandata dal valente guerriero sannita Gellio Egnazio. Si trattò di una battaglia cruentissima bellata al massimo che contò oltre 30.000 morti fra le fila dell’esercito della “Lega dell’Alleanza” e quasi 10.000 caduti fra i romani che fecero pure 8.000 prigionieri, per non parlare poi delle centinaia di feriti, di ambo le parti, che morirono in seguito alle vulnus riportate. Nella pianura del Sentino arsero, per giorni, pire fatte di cataste di cadaveri. E fu proprio sotto una pila di morti che, ben due giorni dopo la fine della sanguinosissima battaglia, si ritrovò il corpo di Publio Decio Mure il quale, nel momento in cui lo scontro stava volgendo decisamente al peggio per i romani, con un atto di devotio immolandosi agli dei, si lanciò contro la parte più folta dei nemici e con tale gesto rianimò alla pugna le schiere dell’esercito di Roma che poi riuscì a vincere. Fu un’epica tragica battaglia, la quale vide impegnati tantissimi fanti e cavalieri e da parte della Lega dell’Alleanza anche dei carri da guerra trainati da cavalli, che disorientarono moltissimo i miles romani. Una battaglia fondamentale per i destini egemonici di Roma che ivi affermò (manu militari), in una ordalia di sangue, la sua crescente influenza politico-geografica riuscendo, dalla battaglia del Sentino in poi, a “sfondare”verso il nord della penisola italica. A seguire, una volta stabilizzata la situazione, gli antichi romani, come era nella loro tradizione, fondarono la città di Sentinum donando le terre circostanti ai veterani. Attualmente i resti di Sentinum, sulla strada che da Sassoferrato porta a Fabriano, sono ben visibili e fanno parte di un parco archeologico regionale, con un importante numero dei bei ritrovamenti effettuati in loco (fra cui splendidi mosaici, colonne, statue, monete, etc.) conservati, in maniera egregia e con grande passione, nel Museo Civico Archeologico di Sassoferrato che loca all’interno dell’antico Palazzo dei Priori (anno 1355 p.C.n. – ndr). Se poi,  per caso, doveste capitare in una qualche sera del plenilunio d’agosto  in una certa zona di quella pianura ancora oggi, a distanza di oltre duemila anni, qualcuno “sussurra” ancora di fulminee apparizioni sfuggenti di ectoplasmiche figure erratiche  urlanti Ustrane ed incomprensibili parole fra un forte clangore di armi. Un qualcosa questo  che, fatte tutte le tarature possibili ed immaginabili di buon senso su tali accennate asserzioni, sembra più appartenere alla metapsichica mediatica che ai ricordi di una lontana sanguinosissima battaglia che cambiò veramente il corso della storia con la fuga dall’Italia dei Galli Senoni e l’incipit di un forte definitivo ridimensionamento di Sanniti, Umbri ed Etruschi come forze combattenti. Comunque  l’area geografica del Sentino, sempre per motivi bellici, visse, in periodi storico -antichi successivi, altri momenti di indiscussa “fama” poiché proprio la stessa città di Sentinum nel corso del Bellum Perusinum (41 a.C.) che parteggiava per Antonio, fu presa e devastata da Salvidieno Rufo, del partito d’Ottaviano, anche se poi fu ricostruita completamente in epoca augustea. Successivamente nel 552 p. C. fu proprio nella stessa zona, che era stata nomata Busta Gallorum (i roghi dei Galli proprio a seguito delle cataste di cadaveri dei Galli che furono arse a seguito della Battaglia delle Cinque Nazioni del 295 a.C.) che si scontrarono gli eserciti (numericamente affatto trascurabili e con grandi perdite da ambo le parti anche se il tutto non certo al livello della mega battaglia del 295 a.C., anche se poi pure qui combatterono globalmente 43.000 uomini) con  25.000 soldati comandati dal bizantino Narsete che vinsero contro i 18.000 comandati dall’ostrogoto Totila (morto nell’occasione – ndr), con tutta una serie di sanguinosissime ripercussioni che avvennero a seguire in quel di Roma la quale  all’epoca era occupata dagli Ostrogoti comandati dal re Teia succeduto subito a Totila, con saccheggi e massacri effettuati sia dagli Ostrogoti stessi che dai loro alleati prima di abbandonare l’Urbe Eterna, ma questa è un’altra vicenda della storia antica della quale, magari, parleremo in un’altra occasione.

 *Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale

 

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