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LA CANZONE ITALIANA E’ FINITA

di Ugo Russo

Tanti. A magnificare il festival di sanremo, share gonfiati per rilevarne il grande successo (ma non si possono quantificare e soprattutto paragonare anche quei dieci secondi in cui uno gira durante la pubblicità del programma che sta seguendo con chi ha visto il primo canale dal primo all’ultimo minuto ogni sera e qui calano di molto gli ascolti); inviati, persone fatte parlare sull’argomento dall’emittente di stato che, come automi, forse per quei soldi che prenderanno, dovevano dire che tutto era stato perfetto e bellissimo e non c’era stato niente da criticare o nulla cui si poteva muovere appunti. E questa gente è la prima a sapere che non c’è nulla di più falso. Si è parlato di brani e testi molto interessanti (!!!) quando più della metà dei partecipanti (tutti tra i big! Di che?) a sentirne più di uno avevano molte assonanze con brani del passato, dunque plagi veri e propri (ma a sanremo sono abituati a questo); e poi è stato uno schiaffo alla canzone italiana tutto quel contorno di cose inaudite che l’hanno di molto screditata. Sinceramente dà fastidio sentire sul palcoscenico dell’ariston cantare in arabo o napoletano (una volta, non so se c’è ancora ma con rilievi molto modesti, furoreggiava Il festival della canzone napoletana e i brani napoletani e ce ne sono di molto belli sono tra i migliori in assoluto per melodia, l’interpretazione e la commozione che suscitano) ma di questo che pure è andato a un soffio dalla vittoria finale (!!!!!!!!!!!) si capivano solo le parole del titolo, il resto era declamato pure in slang molto stretto. Dunque, chi vuole lo può sentire nei concerti, in kermesse locali ma non a sanremo. E poi molti tormentoni ma da cantare col bel tempo; vanno rigenerati Disco per l’estate e Cantagiro ma non si possono sentire a febbraio.

Con tutto il rispetto per Angelina Mango che con la sua bravura (un urlo nel deserto…) la sua dinamicità e il ritmo innato che ha nel sangue tanto da onorare al meglio la memoria del suo grande padre, l’italia ladra (stavolta formata dai giovani che hanno votato e deciso) ha rubato pure la sacrosanta vittoria a una bravissima Loredana Bertè. Non mi hanno mai particolarmente entusiasmato le sue canzoni, ma stavolta come emblema della storia dei nostri brani musicali è stata anche prodiga nel mettercela veramente tutta e ha fatto il possibile e di più per conquistare questo successo. Alla fine solo settima in classifica e a chi (nel programma del giorno dopo pieno di pipponi per tutti, nessuno escluso, i trenta cantanti -gratifichiamoli così) le ha detto che era la vincitrice morale, che almeno meritava di entrare nei primi cinque, se non addirittura nei tre ha risposto: “Mi sono rotta le palle di sentirmi dire che sono la vincitrice morale e poi si affermano gli altri. No, neppure seconda o terza che non li ricorda nessuno: volevo vincere!”. E Loredana ha perfettamente ragione. Questa volta la canzone e l’interpretazione meritavano il primo posto. Si è dovuta accontentare del premio della critica dedicato, per altro, a sua sorella. Per questo l’ha votata la giuria dei giornalisti (non prezzolati…); possibile che questi, alcuni dei quali seguono il festival da decenni, non capiscano niente? E a sanremo, dove ora tutto è organizzato per i giovani, non si deve pensare al prossimo conduttore, si deve pensare a sparire. Perché non puoi far votare in maniera preponderante sui social o sulle radio , ripeto, solo i ragazzi lo fanno, ragazzi che non capiscono nulla in ogni settore, figuriamoci se sanno di belle canzoni. Per loro il cantante basta che abbia tanti sfregi/tatuaggi, gli anelli al naso o alle orecchie, si liberi in inascoltabili rap toccandosi il fagiolo che hanno in mezzo alle gambe e tanto basta per definirli loro idoli. Non è musica quella! E poi nelle cinque serate non si possono dare messaggi proprio ai giovani permettendo di indossare ai maschi (o ex tali) i vestiti femminili. Ormai hanno dato libertà a tutti ma su quello lasciassero perdere, è immorale e condizionante su chi non ha ancora una identità formata. Insomma, pur avendo speso un sacco di soldi (si pensa che la rai abbia investito qualcosa come 40 milioni, che poi sono soldi nostri…,  per approntare il tutto) e fatto venire come ospiti un sacco di gente nota (ma la gestione della questione Travolta è stata ridicola) è stato un miscuglio male amalgamato di generi musicali, in non più di quattro-cinque casi riconducibili a quello che può e deve essere ascoltato a sanremo.

Se sarà impossibile tornare ai vecchi festival in bianco e nero dove c’era veramente il meglio dei cantanti italiani e stranieri e anche compositori e parolieri autori di autentici capolavori, almeno si rispettino i crismi logici che hanno fatto la storia di questa manifestazione. Si ritorni a votare in maniera che possano essere premiati quelli che in alcun modo offendono le orecchie e gli occhi dei telespettatori. Ma anche qui si sta andando verso una china pericolosa che allontana sempre di più il bello. Perché non pensare ancora di far gareggiare cantanti del passato? Le ultime puntate di domenica in hanno dimostrato che ancora danno la paga a tantissimi. Ma tanto ci pensa l’intelligenza artificiale, no?

(Nelle foto in alto: Loredana Bertè e Angelina Mango, le uniche realmente a salvarsi)

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