di Arnaldo Gioacchini *
Da poco dopo che è stata scoperta la Grotta di Lascaux viene chiamata “La Cappella Sistina della Preistoria”, ed è facile capirne il perché considerando l’epoca a cui risale e le credenze religiose che non erano certo quelle in auge, anzi, come avvenne molte migliaia di anni dopo, ma andiamo, possibilmente, per ordine: Il 12 Settembre 1940 quattro ragazzi che giocavano nelle campagne nei pressi del villaggio di Montignac nella Francia sud – occidentale fecero, casualmente, una scoperta che entrerà nella storia penetrando in una grotta che gli studiosi del genere stabiliranno appartenente alla fine del Paleolitico Superiore un periodo che risale a 15.000 anni fa c.a. La grotta per un quindicennio fu meta di tantissimi turisti tanto è vero che nel 1963 fu necessario chiuderla per evitarne il degrado. Il perché è presto detto.
La grotta è sede delle più importanti pitture rupestri lasciate mai dall’uomo preistorico in una sorta di “santuario” che non ha eguali al mondo. Trattandosi di una vera e propria meraviglia consegnateci dal tempo, ma però realizzata dai nostri antichissimi antenati, cerco di darne una spiegazione realistica e veritiera di quello che è risultato un vero e proprio santuario il quale, attraverso le sue immagini dipinte e graffitate sulle pareti, ci ha lasciato i segni intangibili di rituali sconosciuti e riti magici che ivi si tenevano, il tutto di un fascino “avvolgente” di cui nulla sappiamo e ancor meno capiamo, nonostante i tantissimi studi fatti in proposito. Ad esempio la traccia lasciata attraverso i vari segni che accompagnano le sue figure: i quadrangoli, le linee ramificate, la serie di punti, i doppi bastoncini e le croci mentre magari l’uomo dell’epoca, come è stato documentato, consumava, in quest’ambito carne di renna e di capriolo arrostita riunendosi in questi luoghi fissi. In questa grotta, semplicemente stupenda e ne vedremo il perché, si accede attraverso un’ampia galleria ed il primo ambiente che si incontra è quello cosiddetto della Rotonda ma che viene, giustamente chiamata Sala dei Tori perché sulle sue pareti sono stati raffigurati dei grandi uri ( i tori selvatici – ndr), grandi molto in quanto la loro immagine varia dai quattro ai cinque metri per ognuno. A sinistra della Sala degli uri c’è una sorta di “Diverticolo” piuttosto assiale, un angusto corridoio decorato però da una vera e propria processione di animali di diverse specie: bovidi, cavalli con giumente e puledri, cervi e stambecchi fra questi “domina” anche una delle immagini che è ritenuta la più celebre e perfetta dell’arte preistorica, parliamo di quella della “Mucca che salta”, una sorta di meraviglia introducente ad un’altra grande meraviglia quella che, attraverso il cosiddetto “Passaggio”, porta all’Abside, che è una cappella, non molto profonda anzi essendo di soli 5 metri c.a. ma, meraviglia delle meraviglie, è ricoperta da più di mille figure dipinte ed incise! le quali si accavallano e si sovrappongono formando un travolgente girotondo. Dall’ Abside si scende nel Pozzo, trattasi di una bassa galleria che è divisa dal resto della grotta da uno strapiombo di alcuni metri. Ma qui, sorpresa delle sorprese, trovasi la scena più misteriosa di tutta la cosiddetta Grotta: un uomo con testa di uccello che cade ferito davanti ad un bisonte sventrato, mentre dall’altra parte un rinoceronte si allontana. All’inizio delle ricerche si era pensato ad una tomba di un membro della comunità morto durante la caccia, ma gli scavi non hanno portato alla luce alcuna sepoltura, invece hanno scoperto un singolare deposito di lampade, strumenti di selce e conchiglie colorate,alcune delle quali forate per essere usate come pendenti. Questo Passaggio prosegue poi sulla sua sinistra trasformandosi in una sala lunga e stretta che è chiamata la Navata la quale finisce in un cunicolo detto la Sala dei Felini ed il motivo è che in quest’area sono concentrati la maggior parte dei dipinti di animali : sono circa 250 metri quadrati di parete sulla quale sono stati immortalati, con grande precisione e veridicità, animali vari e di moltissime specie: cavalli, bisonti, uri, cervi, caprioli,orsi, rinoceronti e grandi felini selvatici. Le pitture risalgono a 20.000 – 10.000 anni fa, e le più recenti (parliamo sempre di “almeno” 10.000 anni fa) sono frutto di una grande coscienza artistica che raggiunge il massimo spicco fra i vari periodi del Paleolitico Superiore. Ma chi sono gli autori? Gli autori sono cacciatori nomadi che padroneggiamo alla perfezione il fuoco e lavoranti le materie prime ad esempio il legno, l’osso e l’avorio con la massima attenzione e con un risultato estetico che fino ad allora era assolutamente sconosciuto. La Grotta di Lascaux fu per loro vuoi un “santuario” che un rifugio che essi frequentarono per quasi un millennio , immortalando, sulle sue pareti, i “compagni della propria esistenza”,convinti e certi di compiere un atto pieno di significato. Questi pittori dilettanti ebbero una mano eccezionalmente sicura, anche quando eseguirono immagini gigantesche su tratti di parete come minimo irregolare. Dipinsero a memoria sicuramente alla luce incerta delle torce e di alcune lampade di pietra, servendosi di pochi strumenti molto primitivi come impalcature di legno, punte di selce con cui tracciare i contorni e sottili cannule d’osso che usano come soffietti, per non parlare poi di una specie di pennelli con cui riempirono di molto colore le sagome che avevano precedentemente tracciato con la massima precisione. Tutto, sorprendentemente disponendo, di appena tre colori, quali il nero tratto dal carbone di legna, l’ocra rossa ed una terra giallastra che non era vicino al loco e che questi artisti della preistoria si procurarono ad alcuni chilometri di distanza. La cosa che colpisce di più è come, con una certa qual perizia, unirono questi semplici colori, sfruttandone, a pieno, i contrasti cromatici per sottolineare la rotondità dei corpi. La rappresentazione della terza dimensione è senz’altro superiore alla loro capacità di astrazione, ma questi bravissimi pittori della preistoria furono molto abili nel servirsi della irregolarità della parete per far risaltare vuoi una spalla o allontanare un posteriore e, ad esempio, vuoi con una torsione del muso o con una sovrapposizione delle zampe conferire risalto e vitalità alle figure che rappresentarono. Gli animali e le loro abitudini non ebbero segreti per loro, e con acutissimo realismo essi ne colsero gli atteggiamenti tipici quali, ad esempio: la lotta, la caccia, la fuga e persino il nuoto, come nel caso dei cervi dipinti all’inizio della cosiddetta Navata, o, addirittura, l’atto di urinare per marcare il territorio come è stato ed è ancora tipico della maggior parte degli animali. Questa e molto altro è “semplicemente” la Grotta di Lascaux nomata la “Cappella Sistina della Preistoria”.
*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale dell’Umanità
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