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La tragica morte di Servio Tullio, sesto re di Roma, secondo dei tre re etruschi

di Arnaldo Gioacchini

Andando subito al personaggio protagonista di questo scritto che riguarda la tragica dipartita di Servio Tullio sesto re di Roma, vale la pena di ricordare dall’inizio, nell’ordine cronologico del loro regno, i nomi dei sette re dell’Aeterna Urbs ( vds. i Carmina di Albio Tibullo – ndr): Romolo il quale regnò dalla fondazione di Roma – ab Urbe condita ( dal 753 a.C. fino al 713 a.C.) seguito da (fra parentesi le date del loro regno riferentesi, ovviamente, sempre a periodi a.C.n. ):Numa Pompilio (713-670), Tullo Ostilio (670-638), Anco Marzio ( 638-616), Tarquinio Prisco  (616-578), Servio Tullio (578-534),Tarquinio il Superbo (534-509).

Per inquadrare ancora meglio quel periodo storico, lontano da noi quasi tremila anni, concernente il succedersi dei Re di Roma ed in particolare la nemesi di alcuni di loro, particolarmente tragica con l’acme di ciò proprio in Servio Tullio, basta risalire al regno di Anco Marzio che fu, da quarto re di Roma l’ultimo dei re sabini, prima dell’avvicendarsi dei tre regnanti etruschi, e morì ( è il caso di sottolinearlo visto ciò che poi accadde) di morte naturale. Infatti dopo la morte di Anco Marzio ( che alcuni storici rifacendosi al suo nome originale in latino : Ancus Marcius, citano appunto come Anco Marcio – ndr) e la salita al trono di Roma del primo re etrusco: Tarquinio Prisco (Lucio Tarquinio Prisco) iniziarono delle dolentissime note, infatti Tarquinio Prisco fu ucciso a seguito di un complotto ordito dal maggiore dei figli di Anco Marzio, il quale lo riteneva una sorte di usurpatore in quanto pensava che doveva essere lui il successore del padre Anco.

Ma queste sue, affatto celate, ambizioni, furono frustrate dall’abilissima (e ben introdotta nelle cose di stato) moglie di Tarquinio Prisco la scaltra Tanaquilla, la quale operò in modo che il popolo romano eleggesse come sesto re di Roma, e successore di suo marito assassinato, Servio Tullio che era suo genero. Servio Tullio fu il nome che assunse, salendo al trono di Roma, l’ eroico etrusco generale Mastarna  che è rappresentato anche nelle splendide ( ma piuttosto cruente) pitture etrusche della tomba ipogea dei Vel Saties a Vulci (chiamata Tomba Francois in omaggio all’archeologo fiorentino Alessandro Francois che la scoprì e la studiò per primo – ndr) il quale,  sesto re della Città, visse però una tragicissima  finis vitae in quanto brutalmente assassinato con un tremendo omicidio al quale partecipò, più che operativamente, la sua seconda figlia Tullia Minore. E qui, per comprendere dettagliatamente cosa veramente accadde, basterebbe andare a quanto narrato dallo straordinario storico patavino Tito Livio ( n. 59 a.C. – m.17 p. C. ) nella sua monumentale “Ab Urbe Condita” (la storia di Roma dalla sua fondazione) un’opera enorme originariamente composta di ben 142 libri! In latino: CXLII  (Centum quadriginta duo) di cui, purtroppo, si sono conservati solo quattro libri ( un piccolo mutilo – troncone) e pochi frammenti degli altri.

“Ab Urbe Condita”  nella quale è scritto che Tarquinio il Superbo (che aveva sposato prima la figlia maggiore di Servio Tullio: Tullia Maggiore e poi quella minore: Tullia minore) ultimo re di Roma (il settimo) cacciato però in malo modo (fuggì a Caere) essendo andato in odio a tutte le categorie sociali cittadine per i suoi modi brutali e dittatoriali, non volle  dare nessuna sepoltura a suo suocero Servio Tullio contro il quale aveva pure congiurato con l’aiuto dei suoi tre figli. L’anziano Servio Tullio il quale, dal più giovane Tarquinio il Superbo, fu spinto giù (rotolando) dalla Curia del foro romano ed il cui corpo  ferito, ma non morto, fu fatto scempio (in una vera e propria antica tragedia famigliare) da parte della figlia Tullia Minore che gli passò sopra con il cocchio guidato da lei stessa! Un Servio Tullio di umili origini, che a Roma fu molto amato da tutti, il quale regnò  per  ben 44 anni intervenendo molto su tanti aspetti della vita cittadina (ampliamento topografico dell’urbe con relativa acquisizione di nuovi tre colli:  QuirinaleViminale ed Esquilino, accrescimento dell’esercito, che finora contava una sola legione  (la Romulea) di 3.000 uomini e con l’inclusione della plebe nell’esercito, ridefinizione delle tradizionali tribù romane creandone quattro urbane da aggiungere alle ventidue del territorio circostante, costruzione di nuovi templi ed altro ancora di notevole rilevanza ai fini di una reale crescita sociale di Roma) e che fu il primo a fare il censimento dell’Urbe dal quale risultarono, circondario incluso, 83mila abitanti. Dimenticavo di dire che il luogo ove sua figlia, passandogli ferocemente sopra con il cocchio lo finì di uccidere smembrandolo, fu nomato , non a caso, Vicus Sceleratus. La storia è storia e conoscere  un poco il passato non è solamente un fatto culturale, anzi.

 

 

 

 

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