di Silvio Vitone
Catalhoyuk è la più antica città conosciuta; fu fondata nel Neolitico, ha una storia che risale a 9500 anni. ed offre la prova, senza precedenti,dell’evoluzione culturale e sociale dell’essere umano.Catalhoyuk non è più il villaggio di capanne, delle epoche precedenti, ma è un vero e proprio agglomerato di costruzioni in muratura Da allora le città diventarono progressivamente un segno, di progresso, di potenza, di dominio, centri di diffusione di ricchezza e di arte; si passa dalle poleis greche alle città murate del Medioevo agli eleganti capoluoghi del Rinascimento. Con la metà del XIX le città ( soprattutto le più grandi ) cominciano a subire un radicale mutamento Il fenomeno si manifesta con un espandersi del tessuto urbano causato dalla crescita demografica e dal fatto che i contadini lasciano le campagne.per diventare operai nelle fabbriche Motore principale del cambiamento è la nascita dell’ industria manifatturiera. Comincia a delinearsi ed a prender forma il concetto di area metropolitana sulla scia di quanto elaborato dallo studioso tedesco Walter Cristaller con la sua teoria delle” località centrali”. In prima approssimazione si può definire area metropolitana il territorio legato a una o più città centrali da rapporti di interdipendenza funzionale Con la seconda metà del XX secolo si assiste ad una nuova rivoluzione urbanistica Non è più il fatto di una città che si ingrandisce e si dilata a danno della campagna circostante, ma più spesso lo spazio urbanizzato interessa vasti territori tanto da coprire intere regioni Si può parlare allora , di volta in volta,di conurbazione di città policentrica, ed anche di città diffusa. La città diffusa, detta anche dispersione urbana o invasione urbana (in inglese urban sprawl e urban encroachment) sta a indicare l’espansione rapida e disordinata di una città, senza una pianificazione adeguata e sostenibile. Questo fenomeno si manifesta nelle zone periferiche data la connotazione di aree di recente espansione e sottoposte a continui mutamenti; Roma potrebbe esserne un esempio La conurbazione è invece l’ agglomerazione urbana formata dalla fusione di un centro metropolitano con centri minori, inizialmente autonomi, oppure sorti in funzione del centro maggiore per scopi residenziali, industriali, sportivi, e quant’ altro. La crescente mobilità di merci e persone, unita alla rapida diffusione delle tecnologie di informazione e comunicazione, rende i tradizionali modelli monocentrici e “dominatori”incapaci di descrivere e interpretare le più complesse dinamiche urbane. E’ questa la città policentrica. Questi concetti sembrano agli analisti più utili e funzionali per lo studio di un territorio rispetto alla qualificazione di area metropolitana, Peraltro il termine ed il concetto di area metropolitana’ contiene una parziale contraddizione: infatti l’insieme di interdipendenze che caratterizza un complesso metropolitano non sottintende necessariamente un’area omogenea e neppure un’area funzionale’. In merito alle nuove forme di urbanizzazione,Jean Gottmann ( 1915 – 1984 ) , geografo ucraino , naturalizzato francese, approda al concetto di megalopoli Forte di questo schema concettuale egli descrive la vasta area urbana che si estende lungo la costa nord-orientale degli Stati Uniti, da Boston a Washington D.C.. Gottmann ha evidenziato come questa regione, chiamata “BosWash”, sia caratterizzata da una densità di popolazione e da un’intensità attività economica senza precedenti, configurandosi come una nuova forma di organizzazione spaziale. Nella definizione originaria la megalopoli di Jean Gottman, ha una struttura polinucleare a nebulosa, con una popolazione complessiva di almeno 20 milioni di abitanti e non presuppone un continuum edificato, ma comprende al proprio interno anche aree agricole e foreste. Etienne Dalmasso, geografo, come riportato nel bollettino della società geografica italiana , 1977, valuta i processi degenerativi della megalopoli, che sono l’eccessiva crescita delle economie esterne ( meglio dette diseconomie o esternalità )l’emarginazione sociale, la disoccupazione, il decadimento degli alloggi, la polarizzazione. Ne conseguono crisi economiche, sociali e spaziali che, a suo dire, solo l’ente regione può risolvere,in quanto i comuni e lo Stato sono troppo vicini o troppo lontani rispetto al fenomeno in atto. D’altra parte non è solo la costa atlantica a “soffrire“ del gigantismo urbano; pensiamo all’ Estremo Oriente dove una città come Shangai raggiunge 41 000.000 di abitanti.E poi c’è la vecchia Europa ed anche l’ Italia. Con il tempo si è andata formando una megalopoli padana rappresentata da tre aree metropolitane ( Milano, Torino, Genova ), che tende a saldarsi con le grandi città svizzere, il bacino della Ruhr fino a costituire una dorsale europea,chiamata, con un certo gusto dell’… orrido anche “banana blu”. L’evoluzione, anche recente, in senso urbanistico, delle città che si affacciano sul Mediterraneo risulta condizionata dai modelli iniziali di urbanizzazione; questo vuol dire che la loro storia, anche di millenni, il clima, la vicinanza a sedi commerciali marittime ha indubbi influssi, sul loro sviluppo. Si è tentato di costruire , in sede teorica un modello interpretativo che fosse adatto a questa odierna situazione ed ai problemi che riguardano le città mediterranee. Si è scoperto che queste città hanno una base economica più debole rispetto alle consorelle del Nord Europa; in loro vi è un notevole ricorso alla spesa pubblica ed è forte il peso delle attività di terzi. Vari esempi si possono portare, in merito, da Napoli a Palermo, da Aiaccio alla Valletta da Atene a Istanbul. I problemi dell’urbanizzazione mediterranea sono stati affrontati, sede geografica, nel convegno di Bergamo del dicembre 1976 intitolato “Megalopoli Mediterranea”. Veniamo a discutere, dopo questa ampia premessa,della questione romana (non quella di cavouriana memoria), ma di una città che continua ad espandersi e i cui confini non sono quasi più distinguibili. Alla luce di quanto scritto è lecito domandarsi se Roma, sia solo una città metropolitana oppure possa “guadagnarsi” l’appellativo una megalopoli secondo il disegno interpretativo di Gottmann. Si possono svolgere preliminarmente in merito alcune considerazioni. Il territorio della Città metropolitana di Roma Capitale si estende su una superficie pari a 5 363 KMq rappresentando un terzo della superficie territoriale del Lazio (17.235,97 kmq). Basta solo questo dato, riferito alla sua estensione, a renderla una città-regione. E’ indubbio che le sue dimensioni e la sua popolazione non potevano non rendere sorpassato e obsoleto il concetto di provincia, retaggio di visioni ottocentesche ; cosicchè oggi la città metropolitana di Roma Capitale è un ente territoriale di area vasta nato il 1º gennaio 2015; il suo territorio corrisponde a quello della precedente provincia di Roma, che ha sostituito, ed è una delle quattordici città metropolitane italiane introdotte dalla legge del 7 aprile 2014 n. 56, nonché la più popolosa del Paese, contando 4 224 517 abitanti. La riforma del 2014, da cui è scaturita il nuovo ente di area vasta ha rappresentato un passo importante verso una maggiore efficienza e razionalizzazione dell’amministrazione locale, anche se il dibattito sull’assetto ottimale degli enti territoriali rimane aperto. Pur tuttavia nonostante i nuovi poteri attribuiti in sede legislativa al nuovo ente “di area vasta” non sembra che gli obiettivi strategici ed organizzativi sul territorio abbiano sortito gli effetti sperati
Infatti è una città che ha bisogno di adeguati strumenti di lettura e analisi dei problemi, e di risposte diversificate che tengano conto delle dinamiche di trasformazione a livello locale, tanto quanto a livello metropolitano
Si affaccia dubbio il che la megalopoli sia più una costruzione teorica che reale, come dire il tentativo di dipanare, a tavolino, l’intrecciarsi sul vasto territorio di disparati e complessi insediamenti umani.
La Capitale si configura sempre di più come un intreccio di realtà ed identità complesse, che la rendono una metropoli moderna, costituita da una molteplicità di comunità che indicano il passaggio da una a tante città.
Il fatto è che l’Italia ha nella sua capitale unesempio di urbanizzazione poco regolata e spesso senza un parallelo incremento di servizi e infrastrutture.
Le periferie romane,, sono il regno dell’immaginazione e del possibile, luoghi di frontiera del tutto indipendenti dal centro storico della città che, in fondo, ormai è considerato il più alieno e remoto centro commerciale, assai più scomodo dei suoi competitori periferici pieni di sterminati parcheggi
La periferia metropolitana odierna di Roma è immersa nei frammenti dell’antica campagna romana ed è distribuita in un semi-continuum di costruito senza alcuna qualità, intervallato da terreni agricoli e parchi non attrezzati, pieni di eccezionali bellezze naturalistiche e archeologiche spesso abbandonate. Gli agglomerati urbani che la compongono sono spesso frutto di processi illegali di costruzione e autocostruzione, attuati da imprenditori spregiudicati o da singoli individui, appartenenti a classi sociali eterogenee che, per diversi motivi, hanno colonizzato l’unica fascia infrastrutturata del territorio. Per questa nuova metropoli il millenario centro non è più un riferimento: il GRA, con la sua «linea incerta, indefinita, dove tutto fluttua e si mescola, dove l’attesa e non l’evento scandisce lo scorrere di un tempo senza memoria, dove la legalità e l’illegalità si toccano e si confondono» (Ilardi 2007), incardina gli insufficienti interventi di edilizia sociale e assistita alle pazze borgate anarchiche e informi, risultato della pratica mediterranea dell’abusivismo più spinto.
Una delle sfide dei prossimi anni (non solo per l’Italia) sarà come gestire l’espansione delle aree metropolitane. La questione è complessa sotto diversi punti di vista, e investe temi come il consumo di suolo, la qualità abitativa, il trasporto pubblico e i servizi. Più in generale riguarda i diritti di cittadinanza di chi vive lontano dai centri dei grandi agglomerati urbani. Perciò, per comprendere quanto una società sia davvero integrata, il tema da monitorare nei prossimi anni sarà la presenza e l’accessibilità dei servizi nelle aree periferiche.
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