di Pietro Zocconali, presidente Associazione Nazionale Sociologi, giornalista
Lo scorso luglio ho relazionato a Nardò (Le) in un Convegno dal titolo “Oltre la parola”, riguardante l’importanza della lingua dei segni; insegnanti della materia e vari esperti del settore hanno partecipato ai lavori. Da parte mia, così mi sono espresso.
Dopo aver dibattuto in questi ultimi mesi sui più disparati argomenti in diverse città del nostro “Bel Paese”: sul Futuro dell’essere umano; l’Intelligenza Artificiale; il bene e il male; la fragilità dei giovani; Il Mare Mediterraneo nella storia; come di consueto, in questo periodo, da undici anni a questa parte, mi ritrovo a relazionare in Salento sui problemi della comunicazione con e tra persone affette da sordità (nel marzo 1922 ho relazionato anche presso il ministero della salute, in occasione della manifestazione “Maratona dell’udito”).
Parliamo del progresso dell’essere umano: l’uomo, grazie alla sua intelligenza e alla voglia di scoprire l’ignoto, si sa ormai che dal centro dell’Africa, nel corso di centinaia di migliaia di anni (qualcuno ha detto un milione o forse due), attraverso continue ed avventurose migrazioni, piene di insidie, è riuscito a conquistare il pianeta Terra e sta oggi guardando oltre il Sistema Solare, verso pianeti di altre stelle (esopianeti), verso l’infinito.
Ma cosa vuol dire progresso? Progresso vuol dire risolvere problemi cercando di allargare a più esseri umani possibile la possibilità di partecipare alla vita sociale, a prescindere dai problemi personali o dalle non perfette condizioni fisiche.
D’altronde sappiamo tutti che, nel 1943, un presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Delano Roosevelt, con tanto di occhiali, stampelle o addirittura una sedia a rotelle, con la sua intelligenza ha deciso i destini del mondo nella guerra contro Adolf Hitler e il nazismo. Da parte nostra in Italia qualche anno fa abbiamo tifato per l’atleta paralimpico Alex Zanardi, campione di handbike, privo di gambe, per Beatrice Vio, la nostra atleta che si è laureata campionessa mondiale paralimpica nel fioretto, una ragazza con grandi problemi fisici, ma con una notevole grinta; i due hanno ben rappresentato l’orgoglio dell’Italia nel mondo.
Di questi tempi si parla tanto di bullismo. Si sa che chi ha problemi fisici spesso viene bersagliato dai cosiddetti normali, ma io vi dico che sarebbe veramente un guaio se gli esseri umani fossero tutti uguali: immaginate che noia. E invece, tanti esseri umani, considerati “diversi”, inferiori, da deridere da parte dei cosiddetti “normali”, nel loro passaggio terreno hanno lasciato il segno con dei capolavori nelle varie arti, ed hanno contribuito al benessere dell’umanità: pensate a pittori come Vincent van Gogh, che dalla sua sofferenza ha partorito capolavori immortali; all’italo svizzero Antonio Ligabue, considerato da tutti un reietto, che dipingeva i suoi preziosi quadri per un piatto di minestra; alla poetessa italiana Alda Merini; allo scienziato di fama mondiale Stephen Hawking, cosmologo, fisico, astrofisico, matematico e divulgatore scientifico, affetto da SLA (che non influenzò minimamente le sue facoltà intellettive); il grande scienziato, parlando della sua malattia, che lo costringeva a stare su una sedia a rotelle, ha detto nel 2011 al New York Times: «Mi ha certamente aiutato anche il fatto di avere un lavoro e di essere stato curato così bene. Ho la fortuna di lavorare nel campo della fisica teorica, uno dei pochi campi in cui la disabilità non è un handicap grave» (confrontandoci con la sua intelligenza, probabilmente, i portatori di handicap siamo noi!).
Civiltà vuol dire dare a tutti l’opportunità di crescita, di inserirsi a pieno merito nella società che conta. I corsi LIS, Lingua dei segni italiana, che l’Associazione “Amici insieme”, insieme all’ANS Sociologi, organizza ormai da diversi anni, hanno proprio lo scopo di integrare chi ha problemi all’apparato uditivo, e di evitare l’emarginazione dalla società. Imparando il linguaggio dei segni, sia da parte di chi ha problemi di udito, sia da parte dei suoi parenti e soprattutto dei tanti insegnanti volenterosi, si contribuisce ad abbattere dei muri fino a non molti anni fa insormontabili.
Concludo dicendo che a me i muri non piacciono, sono meglio le porte aperte e i ponti che contribuiscono alla socializzazione, e la Lingua dei segni italiana non è altro che un ponte tra chi ha problemi di udito e i cosiddetti “normali”.
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