Per sapere della prime presenze dell’uomo preistorico nel territorio di Ladispoli bisogna, ovviamente, “scomodare” la paletnologia la quale ci dice che nel 1810 il francese J. Boucher de Crèvecoeur de Phertes rinvenne nelle grotte di Palo (ergo, come è noto, in pieno territorio di Ladispoli) delle ossa di animali ed alcune pietre lavorate dall’uomo (già homo erectus – ndr). J. Boucher era un geologo, specializzato nell’archeologia ed anche un importante antiquario ed è stato l’autore della monumentale opera, suddivisa in tre volumi, dal titolo “Antiquités celtiques et antediluviennes”, un lavoro nel quale fu il primo a stabilire l’esistenza dell’ uomo nel Pleistocene o nel primo periodo del Quaternario che dir si voglia.I ritrovamenti di Palo risalgono al periodo dell’inizio della Quarta Glaciazione (siamo nell’ultimo periodo glaciale della Terra – ndr) del Pleistocene quindi a 110.000 anni fa c.a. quando l’etnia preistorica locale viveva nelle caverne più lontano possibile quindi a ridosso del mare come sopra dixit con Palo (a prescindere dal discorso evolutivo) soprattutto perché era estremamente intimorita dalle continue eruzioni vulcaniche che nel Lazio (a parte i ritrovamenti di Palo, i più antichi della regione sono quelli effettuati nelle grotte di Torre in Pietra – 150.000 anni fa) non mancavano certo essendo stati, tutti gli attuali laghi presenti, dei formidabili vulcani attivi ed a ciò non faceva naturalmente eccezione il ribollente vulcano Sabatino (con le sue quattro bocche eruttive e con gli scoglietti lavici di Furbara che sono il punto più lontano delle sue eruzioni – ndr) ora lago di Bracciano, il quale, come vulcano, era il “referente” dell’uomo preistorico sia di Palo che, ovviamente, di Torre in Pietra. Una più che pesante attività eruttiva la quale andò a terminare a ridosso dell’inizio della prima età neolitica (che in Italia, stando ai ritrovamenti, iniziò poco prima dell’ 8.000 a.C.) quando le etnie preistoriche cominciarono a stanziarsi anche in ambiti palafitticoli, come avvenne pure nel territorio dell’attuale Ladispoli, profittando soprattutto delle opportunità offerte dalle rive degli alvei dei suoi fiumi: il Sanguinaro a sud ed il Vaccina a nord. Insediamenti dei quali parleremo nel futuro possibilmente, cum grano salis, fino ad arrivare ai nostri giorni, passando attraverso l’Età del Bronzo, quella dei Rasenna (i cosiddetti Etruschi – ndr), l’epoca Antico Romana e poi ancora, avvicinandoci, sempre più all’era moderna, della Polis Ladislao ( posposta dal greco: Città di Ladislao – Ladispoli).
Arnaldo Gioacchini

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