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SONO MOLTO MEGLIO DI NOI

di Ugo Russo 

Ed eccoci alla seconda parte del nostro articolo sui cani, meravigliosi animali la cui importanza non si mette mai nella dovuta evidenza. Sanno commuoverci, sanno farci emozionare con quel loro donare tutto ai componenti delle famiglie che hanno voluto averli con loro e che, soprattutto, ci sanno insegnare quel coraggio, quella fedeltà, quell’amore che pochi essere umani sanno ricambiare in egual misura. 

 

 

Non sono poche le storie di pelosetti a quattro zamperaccontano come il migliore amico dell’uomo manifesti sempre la sua solidarietà e infinita lealtà. Sono molti i cani che hanno dato la vita, letteralmente, per i propri padroni. La maggior parte di loro segue i loro padroni ovunque, fino alla morte, o ci sono quelli che capiscono, ad esempio, che un bambino è un essere vulnerabile e quindi intervengono per proteggerlo a rischio della propria incolumità. I cani ci danno grandi lezioni di vita, ogni giorno. Sono compagni fedeli, amorevoli e allegri. Danno tutto all’uomo senza chiedere quasi nulla in cambioIn quest’altra parte dell’ articolo, come nella precedente, condividiamo alcune delle loro toccanti storie.

Torniamo con la mente all’11 settembre 2011, agli aerei che sventrarono le Torri gemelle di New York. Nei suoi spostamenti Omar Eduardo Rivera, cittadino colombiano non vedente che lavorava nella torre 1 del World Trade Center, si accompagnava al suo cane guida Salty, uno splendido Labrador Golden Retriever. Quel fatidico giorno i due erano da poco arrivati nell’ufficio di Omar, al 71° piano dell’edificio quando il primo dei due aerei ha colpì il grattacielo. Salty reagì nervosamente mentre le urla si sentivano dappertutto. Poi, abbaiò senza sosta dal corridoio. Rivera capì che il cane lo stava chiamando per portarlo in salvo. Riuscì ad avvicinarsi al suo animale e, passo dopo passo, Salty lo guidò per tutti e 71 i piani dell’edificio, fino a raggiungere la strada. Una volta lì, l’edificio crollò. Salty guidò il suo padrone fino alla metropolitana e poi a casa. Rivera ha voluto raccontare anni dopo l’accaduto: “Quell’11 settembre era un giorno come gli altri. Io e Salty abbiamo iniziato la giornata al mattino presto, poiché avevo un meeting. Sono arrivato al World Trade Center alle 7 del mattino e ho preso l’ascensore per arrivare a 44esimo piano. Poi ho preso un altro ascensore e sono arrivato al 71esimo”. Mentre l’uomo stava stampando i suoi documenti, intorno alle 08:44, ha udito un boato. “Il cane ha iniziato a correre, il computer è caduto a terra e l’edificio sembrava muoversi. Sentivo il vento e il fumo. Avevo molta paura, soltanto un paio di persone sapevano dove mi trovavo. Salty era allarmato, continuava a correre avanti e indietro. Io non sapevo cosa fare, poi Salty si è messo accanto a me e riuscivo a sentire quanto fosse agitato. Così gli ho messo il guinzaglio e siamo corsi verso le scale più vicine. C’era tantissima gente, urlavano, era caldissimo e c’era moltissimo fumo. La polizia e i Vigili del Fuoco salivano e io cercavo di scendere con il cane, non c’era abbastanza spazio… Ho capito quanto fosse difficile per Salty, così l’ho liberato, volevo che almeno lui si salvasse”. L’amore che un cane ha nei confronti del suo padrone è più forte di qualunque altra cosa. Mai Salty avrebbe lasciato Omar a morire da solo per quelle scale. Nonostante fosse libero, è rimasto al suo fianco finché, insieme non sono usciti all’aperto. “Riuscimmo –concluse l’uomo- a raggiungere il piano terra un’ora e 5 minuti dopo. Appena in tempo: l’edificio è crollato. Ancora oggi, dopo tanti anni, quando sento le ambulanze o i Vigili del Fuoco, divento ansioso e la stessa cosa è successa anche a Salty per molto tempo. Dopo 10 anni al mio servizio, dopo 10 anni di amore e di fiducia reciproca, mi sono reso conto che era stanco e camminava piano, così l’ho mandato in pensione. Si è ammalato e nel 2008 non ce l’ha fatta a sopravvivere”. Morto per una crisi respiratoria, probabile retaggio di tutto quel fumo ingurgitato quel giorno. Omar oggi è ancora vivo grazie a Salty, l’Angelo che adempiuto il suo compito sulla terra è volato in cielo.

Briciola era una deliziosa barboncina e viveva felice con Alice, la sua padroncina. I due erano legatissimi. La mattina Alice si alzava e il suo primo pensiero era per Briciola, la salutava, la coccolava e poi andava a scuola. Al suo rientro la cagnolina era lì, dietro la porta ad aspettarla, le correva incontro e scodinzolando la copriva di baci. Alice sapeva che Briciola aveva una particolare simpatia per Niko, uno Yorkshire con due grandi occhi neri che si intravedevano dai lunghi ricci bianchi. Niko abitava proprio nella casa di fronte alla loro e, per questo, la nostra cagnetta era sempre fuori a farsi notare da lui. Un sabato pomeriggio Alice decise di portare Briciola a fare una lunga passeggiata. La mamma raccomandò alla figlia di stare molto attenta a Briciola, perchè aveva preso l’abitudine di allontanarsi troppo da loro. Alice entrò in un negozio per comprare qualcosa; nel pagare le scivolò il guinzaglio che teneva la cagnolina legata. Briciola riconoscendo Niko passare da lì, si precipitò fuori e, inseguendolo, cadde in una pozzanghera. Subito dopo fu sollevata da due grosse mani, quelle di una vecchia signoraBriciola si dimenava, non voleva seguirla ma non ci riuscì. Alice cercò Briciola dappertutto insieme alla mamma e al suo papà senza mai trovarla. Così man mano che passavano i giorni diventava sempre più triste e scontrosa. Non volle più giocare, studiare e soprattutto mangiare .I suoi genitori erano seriamente preoccupati per lei; Alice non faceva altro che piangere pensando a Briciola. Anche Briciola stava male con l’anziana signora. Così un giorno la vecchina, per farla distrarre, la condusse al parco , lo stesso parco dove Briciola era solita andare con Alice. Riconosciuto il posto, la cagnetta riuscì a scappare e corse là dove il suo fiuto la portava. Man mano che si allontanava dal parco , riconosceva la strada della sua vecchia dimora. Avvistata in lontananza la casa di Alice abbaiò con tutte le sue forze per farsi aprire la porta. Alice le corse incontro. Non credeva ai suoi occhi, le sue preghiere avevano permesso a Briciola di tornare da lei. Così l’abbracciò forte, forte giurando che non se la sarebbe mai più fatta scappare.

C’è poi la netta differenza tra la bestia uomo e la splendida compagnia che sa offrire un cane. Rapporto in casi come questi? 10 a 0 in favore del quattro zampe, Vogliamo proporre il caso di Mat, giovane e magnifico pastore belga trovato morto avvelenato. Al termine dell’udienza dello scorso 6 ottobre il Gip del tribunale di Arezzo, dopo aver premesso che quanto accaduto è stato orribile, ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico di ignoti, accogliendo la richiesta del Pm, non ravvisando ulteriori indagini che potessero essere svolte. Mat viveva con Enrica e la figlia Monica ed è stato ucciso brutalmente la mattina del 1° febbraio 2023. Monica, opponendosi giuridicamente alla richiesta di archiviazione con il supporto legale del proprio avvocato, ha sperato fino all’ultimo che vi potesse essere un supplemento di indagini, per arrivare a sapere chi aveva avvelenato il suo Mat. “Non sono riuscita a dimostrare la verità – afferma – a niente sono valsi gli indizi, il movente, il potente veleno utilizzato e l’esito delle laboriose indagini, mai portate avanti in maniera così attenta per fatti analoghi in provincia; a niente è valsa l’opposizione all’archiviazione dove era stata evidenziata la possibilità e l’opportunità di sentire per sommarie informazioni altre persone che conoscevano Mat; a niente è valso il fascicolo fotografico con ben 13 immagini di Mat, prodotto al Gip. La storia del mio adorato amico per me non finisce qui, lui resterà sempre nel mio cuore e in quello di mia mamma. Un gesto ignobile e infame ce l’ha portato via. Scriverò la storia di Mat in un libro, anche per dare coraggio a tutti quelli che subiscono tali violenze, spronandoli a non restare in silenzio, a denunciare”.

Si sono creati nei secoli molte leggende, molti racconti struggenti e strepitosi allo stesso tempo che hanno rasentato la commozione più grande. Tra tutti, in chiusura di questo articolo, voglio riproporre La Leggenda del Ponte dell’Arcobaleno, scritta dai componenti delle Tribù degli Indiani d’America (e riportata anche nel mio libro “Pakito”): C’è un luogo alle soglie del Paradiso chiamato il Ponte dell’Arcobaleno. Quando muore un cane che è stato particolarmente vicino a qualcuno sulla terra, quell’ animale va al ponte dell’Arcobaleno. Ci sono praterie e colline per ognuno dei nostri amici speciali così loro possono correre e giocare insieme. C’è grande quantità di cibo, acqua e luce del sole e i nostri amici sono riscaldati e soddisfatti. Tutti gli animali vecchi o malati sono ristabiliti in vigore e salute; quelli feriti e mutilati sono resi nuovamente integri ed agili così come noi li ricordiamo nei nostri sogni dei giorni passati insieme. Gli animali sono felici e contenti, eccetto per una cosa: ad ognuno di loro manca qualcuno di veramente speciale, qualcuno che hanno lasciato dietro di sé. Essi corrono e giocano insieme, ma viene il giorno in cui uno si arresta all’istante e scruta in lontananza. I suoi occhi illuminati sono assorti; il suo corpo desideroso inizia a fremere. Immediatamente egli si stacca dal gruppo, correndo e volando sopra l’erba verde, più veloce e più veloce ancora. Tu sei stato individuato e quando tu ed il tuo amico speciale finalmente vi incontrerete, vi abbraccerete in una gioiosa riunione. Baci felici colmeranno il tuo viso; le tue mani accarezzeranno di nuovo la testolina amata e guarderai ancora una volta dentro quegli occhi fiduciosi, da molto tempo perduti dalla tua vita, ma mai assenti dal tuo cuore. E allora attraverserete il Ponte dell’Arcobaleno insieme per non lasciarvi mai più. Ma insomma, questi adorabili pelosetti non hanno proprio difetti? In realtà uno ce l’hanno ed è anche molto grande, pur se completamente indipendente dalla loro volontà. Lo ha scovato Agnes Sligh Turnbull, una scrittrice di bestseller del secolo scorso che ha così esposto un suo pensiero: “La vita dei cani è troppo breve. In realtà, è l’unico difetto che hanno.”

SONO MOLTO MEGLIO DI NOI (2-Fine)

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