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UNDICI LUNGHI ANNI

di Ugo Russo 

 Diamo atto all’Inter per essersi accaparrata meritatamente con largo anticipo lo scudetto 2020-2021 ma gli 11 anni a cui alludiamo nel titolo non sono quelli intercorsi tra la conquista del penultimo ed appunto dell’ultimo triangolino tricolore nerazzurro, anche perché ormai il gap è stato colmato; no, sono quelli (e chissà quanti altri ne passeranno) in cui l’Italia ha portato a casa in Europa (e di conseguenza non ha partecipato a Coppe intercontinentali) “zeru tituli” come direbbe Mourinho, tornato di recente alla ribalta. Proprio l’Inter, nel 2010, fu l’ultima ad alzare al cielo la ”Coppa dalle grandi orecchie”, dopodiché … il buio.Il tanto decantato calcio italiano, il miliardario mondo dorato del pallone, che proprio per una folle gestione manageriale ed economica si trova con bilanci che il colore del pur sgargiante vestito della signora in rosso, Kelly Lebrock, la protagonista di quella fortunata pellicola, era al confronto rosa pallido. Metteteci anche che lo spettacolo offerto dalle nostre squadre quando scendono in campo, sia nel campionato indigeno, sia a livello internazionale è di uno squallore unico ed allora viene da pensare quanti soldi, e come, sono stati spesi malissimo. L’aumentato numero dei procuratori che hanno contribuito ad affossare definitivamente la baracca ha fatto il resto ed ora c’è un continuo rimbalzo di responsabilità: le squadre di club italiani sono allenate male e i loro tecnici non sono all’altezza; c’è una penuria di talenti da far paura e oggi basta correre e possono giocare tutti; i calciatori di serie A, al confronto di quelli dei campionati europei, non reggono i troppi impegni nell’arco di una stagione. Il secondo punto parrebbe sconfessato dal comportamento della nazionale azzurra, fatta per lo più di giovani, guidata da un trainer italianissimo e che, con i risultati ottenuti da un paio di anni a questa parte si candida tra le favorite al prossimo europeo. E’ pur vero, però e a tal proposito, che le altre nazioni vivono troppo lenti ritardi generazionali e così, ma solo per un discorso di nazionali, hanno forse più problemi di noi. Diverso, per l’appunto, il fatto dei campionati esteri dove possono schierare fior di stranieri (ricordate, a d esempio, quando parlavo e scrivevo di Kantè?), con allenatori sempre più valutati. Il terzo punto, invece, quello di giocare molto e, come conseguenza, i troppi infortuni è stato acuito negli ultimi due tornei dal covid e molto spesso dalle tre partite settimanali.

Dunque, fallimento europeo su tutta la linea: da parte della Juventus, che pure in questo periodo ha sempre giocato in Champions League ma che dovrebbe proprio rinunciare a giocarci visto che si tratta di una manifestazione per lei maledetta e che in almeno quattro occasioni (forse una anche in tempi recenti) le hanno sfilato immeritatamente di dosso. Ed ora, a seconda delle decisioni dell’Uefa, potrebbe dovervi rinunciare in maniera forzata addirittura per due stagioni. Ma colpa anche di tutte le altre, di una mediocrità assoluta.

In buona sostanza cosa vuol dire tutto quanto scritto sopra? Che si continua a dare troppa importanza al calcio, che non merita assolutamente tutta questa attenzione e che la domenica, quando riapriranno in toto (presenza di pubblico) per seguire le varie discipline agonistiche, lo sport a cui stare dietro dovrà essere un altro. E poi questo sport, una volta e solo una volta “il più bello del mondo”, prosegue nel far parlare ma soltanto in negativo di sé per le tante fesserie che continua a partorire; lo vogliono ass(UEFA)tto a un organismo contestato da tutti, che sembra emettere sentenze più per fini e interessi personali che per il bene dei tifosi, che ha bocciato una Superlega che, se fatta bene e non organizzata da certa gente che c’era dietro, avrebbe sicuramente portato un maggiore spettacolo a questo misero ed orribile (come lo hanno ridotto) mondo del pallone. Boccia la Superlega, annunciando sanzioni esemplari per i “reprobi” e che fa la cara UEFA (avevate capito che era a lei che ci riferivamo?): si inventa una terza coppetta europea, la Conference League a cui far partecipare tutti i poverelli (pensate, verrà ammessa pure una squadra del Liechtenstein, solo che lì non hanno neppure il campionato ed allora sarà ammessa quella che vincerà la coppa nazionale. Ma quante squadre ci sono in quel paese? Tre, quattro, boh) e allora champagne! Sai che spettacolo, il mezzo per far mettere altri soldi in tasca ai soliti papponi. E dove si giocherà, per strada, con le giacche o gli zaini a fare da pali? Fra non molto, forse, si pescherà nei tornei dei bar e probabilmente si troveranno calciatori che giocheranno in modo più soddisfacente..

Non vanno meglio le cose da noi, e ti pareva, dove già la Coppa Italia è stata da tanti anni scombussolata, dove le grandi (!!!quali, quelle che hanno meno pippe?) entrano in competizione dopo numerosi turni. Ma questo non bastava. La nuova formula vedrà alla partenza solo 40 squadre (20 di A più altrettante di B) escludendo tutte le altre di Lega Pro e compagnia cantando. Uno sconvolgimento che stravolge il senso di questa competizione, che annulla la possibilità di concorrere (come succede nelle nazioni “serie” in questo sport e che d’altronde lo fanno vedere con i risultati) e sognare ad outsiders che sono la linfa vitale, chi non ricorda l’Alessandria del caro (stavolta meritato, senza corsivo) Angelino Gregucci? E infatti sono già insorte tutte le compagini della ex serie C. Non si può fare la Superlega perché troppo di nicchia e si limita l’accesso alla Coppa Italia solo alle due serie completamente professionistiche? No, questa manifestazione poteva avere un senso, e rinnovare un certo interesse, se le squadre maggiori entravano dal primo turno, se scaturiva la sorpresa (l’Alessandria di cui sopra) che avrebbe interessato e trovato, almeno per simpatia, tantissimi tifosi di molte altre squadre. Non la chiamate più Coppa Italia, chiamatela la coppa dell’ennesima cazzata. Ancora: hanno scoperto manovre strane nel gestire la carriera di alcuni arbitri, e cioè dare delle valutazioni più alte da parte degli osservatori per facilitarne il prematuro approdo in serie A. Un’altra pagina nerissima, in un calcio che vede sempre più modificare certi, e non pochi, risultati sul campo proprio per certe assurde direzioni arbitrali…

PENSIERINO DELLA SERA – Rimanendo nel calcio, è stato magnificato e preso ad esempio quanto fatto da Mandzukic del Milan. Non giocando per un infortunio, appena arrivato all’ombra della Madunina nel mercato invernale, ha rinunciato ad un mese di stipendio.  Ma quale bel gesto! Mandzukic dovrebbe rinunciare a battere cassa tutti i mesi, dovrebbe pagare lui… Già non è mai stato un grande, poi da tre anni a questa parte, quando è schierato in campo, gioca con … gli avversari. Basta con questi giocatori, per favore.

UNA RIVELAZIONE SCONVOLGENTE – Dobbiamo ritornare (per restare in tema, lo facciamo a gamba tesa?) su quanto (non) fa il vostro governo. Ancora sui tavoli il decreto ristori, a dimostrazione che non c’è alcuna voglia di erogarlo (anche perché mancano i fondi, non si sa come, anzi sì…, spariti), è stato praticamente riaperto tutto, così la gente é contenta e la colpa di eventuali ricadute si dà agli italiani, raccomandando loro di non fare assembramenti e quant’altro. Si sapeva BENISSIMO quanto avremmo rischiato a riaprire in tale maniera in un momento in cui non solo non si vede la fine della pandemia ma non si sa se, come e quando veramente finirà. Le altre nazioni lo sanno e prendono provvedimenti migliori dei nostri. Ad esempio, erogando una dignitosa (e come leggerete tra poco anche di più) cifra mensile, e non una tantum, a chi è costretto a non portare avanti per un certo periodo un’attività, permettendogli in ogni caso di campare, lui e la sua famiglia in attesa di tempi migliori. In tal modo nessuno si lamenta. Bene, anzi malissimo: da noi hanno dato una volta in sedici mesi (sic, …) a poche persone due-tre mila euro, alla maggioranza… un fico secco e te li sei ritrovati tutti in piazza. L’altro giorno hanno fatto un servizio/intervista ad un imprenditore italiano che ha la sua attività in Francia. Ora speriamo che come recita la deontologia professionale l’autore di quel servizio abbia avuto conferme della veridicità di quelle notizie prima di metterle in onda. Ma risultassero vere, e non abbiamo dubbi, sarebbero sconvolgenti, o meglio farebbero capire come funziona uno stato vero e non fasullo. Lì hanno capito che per allentare la morsa di questa maledetta pandemia è necessario chiudere, anche per un lungo periodo. Però, la prima cosa da fare è erogare, per davvero, i ristori e… altro che ristori! Hanno diviso i guadagni dei vari imprenditori in fasce e questo era uno di quelli che guadagnava entro i 500 mila euro l’anno, neanche una cifra da Billionaire! A lui, l’italiano dell’intervista arrivano puntualmente 10 mila euro al mese!!! Fino a che sarà necessario. E non è che la Francia, rispetto a noi, navighi nell’oro. Loro hanno scelto la salute che poi è il traino di tutto. Da noi mancano soldi, lavoro, continuano a morire centinaia di persone al giorno (e qualcuno dovrà prendersi qualche responsabilità) e abbiamo sempre speranza (e non certo il sostantivo femminile che si spiega con l’attesa fiduciosa di un futuro migliore).

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