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W LA SQUOLA

di Ugo Russo 
Leggendo il titolo avrete tutti strabuzzato gli occhi e vi sarete chiesti: può lo scrivente essere improvvisamente impazzito o addirittura rimbecillito per commettere un così chiaro e marchiano errore di ortografia?

No, amici, l’errore é palesemente voluto a dimostrazione di quanto il livello della scuola italiana sia andato ancor di più degradandosi nell’apprendimento degli studenti e per tutti i fatti che ruotano intorno a un non efficace funzionamento delle strutture, del corpo docente, delle decisioni immediate da prendere, dall’affrettare certe situazioni che hanno visto in più parti del nostro paese studenti infettarsi e potenzialmente provocare sfaceli, dagli scioperi che sono cominciati prima ancora che si arrivasse (ma avverrà, quest’anno?) a regime. Insomma, un disastro e tutto funziona male. E allora torniamo agli anni Sessanta quando il caro maestro Manzi, in un’Italia dove esisteva ancora alto il grado di analfabetismo, si inventò una trasmissione televisiva titolata “Non é mai troppo tardi” e vedeva proprio certi studenti scrivere sulla lavagna “squola”.

Dice: ma allora dopo sessanta anni non é cambiato nulla? Sarebbe abbondantemente cambiato se gli studenti, che oggi sono, facendo parte della categoria dei giovani, tra i problemi più grandi di questa nostra società, non avessero alcuna voglia di imparare, di acculturarsi perché i loro problemi e i loro pensieri sono ben altri. Fortunatamente non sono tutti così anche se le eccezioni diventano sempre più rare. In tutte i servizi televisivi e radiofonici che hanno preceduto l’apertura dell’anno scolastico, sollecitati ad esprimere il loro pensiero, i nostri cari virgulti hanno detto: “Non vedo l’ora di ritrovare i miei compagni (magari del branco? nds)”; “la mia ragazza sta nel mio stesso istituto e potremo stare un sacco di tempo insieme”; “a scuola ormai facciamo quello che vogliamo, tanto i voti li decidiamo noi e ci promuovono per forza”. Nessuno che abbia detto: “come é bello imparare sempre cose nuove” o “finalmente si torna a studiare”. Però, per come vanno le cose si rischia anche che possano prendersi una (minima) parte di ragione.
Ci sono state le elezioni e stop anche perché in quegli istituti dove si é votato si sono presi altri tre-quattro giorni per sanificare gli ambienti; sono già iniziati gli scioperi, non di un giorno ma di più giornate e mentre i genitori possono essere giustificati nello sfilare in piazza perché vedono che un governo assente sembra non volerci sentire a risolvere i problemi, gli studenti lo fanno solo per evitare di andare in aula e comunque da fastidio loro sentire cose che li potrebbero far risultare meno banali e ignoranti.

Ancora: il problema degli insegnanti che mancano“ ed a tal proposito i governatori di alcune Regioni hanno cavalcato la tigre andando contro il governo centrale, asserendo che se fosse stata data loro più autonomia non ci sarebbero stati questa e altre problematiche. 

In tutto questo metteteci, e non é assolutamente poco, il porco Covid che, tra l’altro, é tornato a farsi sentire con numeri devastanti anche da noi. Un virus che rischia di spezzettare anche quest’anno l’anno scolastico. Scrivevamo prima dell’immobilismo e dell’incapacità di chi ci governa nel cercare di rendere meno pesante la situazione. Come si fa a dire che mancano ancora due milioni e mezzo di banchi e che bisognerà aspettare fine ottobre (e con le cose italiane andrà bene se arriveranno per Natale) per guardare studenti e professori “tutti seduti”. Perché é stomachevole vedere in classi  elementari (fatelo alle superiori che i cari virgulti di cui sopra vi tirano le sedie addosso…) ragazzini in ginocchio sul pavimento con i libri e i quaderni sulla sedia oppure gli altri che, non avendo la scrivania, mettono un cartoncino rigido sulle gambe (che, poi, portano da casa, pagati dai genitori), simulando il banco completo per poggiare le cose! Ma se ci sono stati tanti mesi di lockdown non si potevano ordinare i banchi a marzo-aprile passati? Adesso li avremmo avuti tutti nelle aule!!!
Vogliamo trattare, poi, il fatto di misurarsi la febbre a casa? Una cosa assolutamente ridicola, con gli istituti scolastici che vogliono togliersi responsabilità; ed ora che, come scritto poc’anzi, i numeri del covid sono risaliti, molti, pure perché diventati succubi dei figli, non li mandano a scuola anche se non hanno febbre. E vai a controllare se é vero o meno.
Per contro, aumentano gli alunni che si infettano realmente mettendo a repentaglio la salute di quelli che nei giorni precedenti la malaugurata scoperta li hanno frequentati e, ovviamente, le loro famiglie. Anche qui si va avanti per tentativi…
Ci manca solo che tra un pò torneranno a mancare mascherine e tamponi per tutti e il quadro sarà completo.
Fine. Avete letto qualcosa che giri per il verso giusto? No? Ma questa é l’Italia, signori!
Povera scuola, ma voi scrivetela sempre con la c, mi raccomando.

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